La Pistia stratiotes, nota anche come “Lattuga acquatica” per la sua forma assimilabile a quella di un cespo di lattuga, appunto, o anche “Cavolo del Nilo”, descritta da Linneo nel 1753, è una pianta natante, monocotiledone, della famiglia delle Araceae, originaria delle acque dolci dei paesi caldi tropicali e subtropicali, che trova la sua utilizzazione nell’arredamento di vasche e acquari.
Il suo nome è dovuto al greco “pistos”, cioè “acqua” e l’epiteto “stratiotes” si riferisce a “soldato”, nel senso che alcune piante di quel genere hanno foglie a forma di spada. Oltreché come arredamento di vasche e laghetti, della Pistia si fa un uso nella preparazione di alimenti per animali e di medicinali, ma può pure servire come cibo e carburante.

- 1 Ambiente in liberta’
- 2 Crescita inarrestabile e difficilmente controllabile
- 3 Aspetto, colorazione e riproduzione
- 4 Ambiente favorevole alle zanzare
- 5 Pistia Stratiotes: meglio acquario o paludario?
- 6 Caratteristiche della Pistia stratiotes
- 7 Laghetti liberi
- 8 Utilizzazioni della Pistia stratiotes
- 9 Conclusione
Ambiente in liberta’
Non si sa esattamente da dove la Pistia stratiotes abbia iniziato il suo corso vitale e per la prima volta fu vista in Africa, nel Nilo, non lontano dal Lago Vittoria.
I luoghi di origine della Pistia stratiotes sono le raccolte di acqua dolce a movimento lento, quali fiumi, laghi, paludi e stagni di tutto il mondo, Europa esclusa; tuttavia, per il fatto di essere utilizzata in acquari e bacini privati, si è diffusa pure nel vecchio continente. In libertà, colonializza mangrovieti e lagune costiere, si diffonde nelle risaie, nelle anse calme dei corsi d’acqua, alla base delle cascate, in fondo alle rapide, cioè sempre dove le acque tendono a diventare lente e tranquille.
E oggi pure in Italia è presente: infatti, la si è trovata nelle regioni Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto. La sua diffusione è stata la più elevata in Campania, nel territorio fra Napoli e Caserta, mettendo in allarme l’EPPO, ente per il controllo europeo sulle piante invasive. In ogni modo, della specie è stata vietata l’importazione nella UE a partire dall’agosto 2024.
Crescita inarrestabile e difficilmente controllabile
È una pianta perenne e, purtroppo si ribadisce, anche invasiva, per cui non la si deve liberare nei fiumi o nei canali dove metterebbe in difficoltà la continuità e la sopravvivenza di altre specie vegetali e non solo.
Naturalmente, l’accumularsi nelle raccolte d’acqua di spesse masse vegetali che ne coprono la superficie come materassi ha indotto le autorità preposte al contenimento della diffusione della Pistia a darsi da fare per limitarne, se non eliminarne, la presenza.
A questo proposito ci sono stati gli interessamenti degli Stati Uniti, dell’Australia e del Sud Africa, che sono giunti alla determinazione di ottenere la limitazione della sua diffusione seguendo tre modalità diverse di intervento, che garantiscono risultati più o meno soddisfacenti.
Metodi di controllo della diffusione
La prima soluzione consiste nel raccogliere la massa vegetale con mezzi meccanici, attuando un’operazione a impatto zero da un lato, ma a grande sconvolgimento dell’ambiente dall’altro, mettendo in difficoltà soprattutto la vita animale. Del resto, non si tratta di una soluzione con risultato definitivo, poiché sicuramente frammenti di stoloni e di radici restano in sito, avviando una rapida ricrescita.
La seconda soluzione si basa sull’uso degli erbicidi, ricorrendo a sostanze chimiche che non sono il massimo per l’ambiente, giacché, se da un lato consentono di liberarsi della lattuga acquatica, dall’altro lato ne possono compromettere il delicato equilibrio.
Infine, la terza soluzione punta sull’uso di un’arma biologica, ricorrendo, cioè, ad animali nemici – se passa il termine -, fra cui il curculionide Neohydronomas oppure il fungo Sclerotinia sclerotiorum: questi sono nemici naturali della Pistia stratiotes e, forse, rappresentano la migliore delle tre soluzioni proposte.
Vulnerabilità alle basse temperature
Unico caso che è a sfavore della Pistia stratiotes e a favore dell’ambiente si ha con gli abbassamenti di temperatura riscontrabili alle nostre latitudini, giacché, se non la si ricovera in ambiente chiuso, è destinata a soccombere quando questa scende al di sotto dei 10°C. Pertanto, se la si utilizza per ornamentare i laghetti esterni, nella cattiva stagione o la si lascia morire oppure la si ricovera al caldo.
Aspetto, colorazione e riproduzione
Dallo stolone centrale della pianta, che può raggiungere i 20 centimetri di diametro, si dipartono le foglie idrorepellenti, morbide e spesse, di dimensioni varie, che vanno dai 2 ai 15 centimetri e che formano una specie di rosetta; questa galleggia perché la base di ogni foglia è spugnosa con all’interno cavità contenenti aria.
La loro colorazione è di un verde chiaro, luminoso – si potrebbe dire – e sono attraversate da nervature parallele, in rilievo, e la rifinitura è con orli ondulati. La pianta è perfettamente galleggiante, mentre le sue radici si immergono nell’acqua, creando ottimi nascondigli e garantendo un’ottima protezione per gli avannotti.
Comunque, è da notare una peluria formata da corti peli bianchi che tappezzano la superficie fogliare, intrecciati fra di loro a formare strutture assimilabili a cestini, il cui scopo è quello di intrappolare bollicine d’aria, aumentando in tal modo la galleggiabilità della pianta.
I fiori della Pistia Stratiodes
La Pistia stratiotes produce fiori dioici, senza petali, celati in mezzo al cespo, posti su un’infiorescenza a spadice. I fiori maschili si trovano sopra quelli femminili. Se la fecondazione va a buon fine, si ha la formazione di bacche verdi ovali contenenti alcuni semi ovoidali. Però, per chiarire bene il concetto, si riporta che sembra assodato che la riproduzione per semi non sia mai avvenuta, in acquario almeno. Perciò, la possibilità della moltiplicazione della pianta è quella per via asessuata, attraverso la propagazione di piantine, che crescono su una radice aerea.
La moltiplicazione senza limiti della Pistia Stratiodes
A proposito del fatto che la Pistia stratiotes abbia la possibilità di moltiplicarsi senza limiti, fa ritornare su quanto si è detto più sopra, cioè che, se si trova in un ambiente acquatico libero, con la formazione di densi strati, molto rapidamente lo colonializza, mettendo in difficoltà le altre specie vegetali, creando disagio alla vita animale e, fra l’altro, ostruendo i corsi d’acqua e rendendo problematica l’eventuale navigazione.
Al di sotto della superficie dell’acqua, dallo stolone si diramano radici che, con il tempo, da bianche diventano scure e diventano lunghe fino a 80 centimetri; dalle stesse si staccano poi radichette. Queste radici assumono un aspetto particolare.

Ambiente favorevole alle zanzare
La Pistia stratiotes, però, può essere pure l’occasione per rendere l’ambiente poco gradito, perché il genere Mansonia di zanzare ha l’abitudine di deporre le uova sotto le foglie di piante acquatiche; e nel giro di 24 ore queste si schiudono per liberare le larve, che si attaccano alle radici delle piante, usando il sifone per la respirazione. Nel giro di una settimana, le larve si trasformano in zanzare adulte, diventando fonte di potenziali malattie infettive.
Pistia Stratiotes: meglio acquario o paludario?
Per quanto riguarda l’acquario, c’è ben poco da dire: l’importante è che la pianta abbia a disposizione il suo spazio vitale, senza mai dimenticare, però, che si diffonde rapidamente, tanto da poter dire che nel giro di un mese tende a colonizzare l’intera superficie, raddoppiando la sua massa; perciò, non ci si deve dimenticare di togliere l’eccesso e di sistemarlo in altre vasche, di regalarlo al negozio di acquari o ad amici, e con la raccomandazione di non buttarlo mai in raccolte d’acqua in libertà. L’eliminazione dell’eccesso favorisce l’illuminazione delle piante sottostanti immerse nell’acqua e, nel contempo, consente di tenere sotto controllo le sostanze azotate, ampiamente assorbite dalla Pistia.
I parametri dell’acqua consigliati sono i seguenti: temperatura fra 22 e 30°C, anche se per periodi brevi può essere anche di 35°C; pertanto le aree in cui vive alla grande è soprattutto entro la fascia dei tropici del Cancro e del Capricorno; il pH deve essere neutro o leggermente acido, cioè l’intervallo preferito è con il pH fra 6,5 e 7,2, mentre la durezza è preferibile sia medio-bassa, con un dGH fra 5 e 10°; se poi si procede a una buona fertilizzazione con ferro chelato in forma liquida, si è tranquilli per aver fatto tutto quanto necessario per garantire salute e crescita della pianta.
In paludario
Per il benessere della Pistia in cattività, forse sarebbe preferibile che fosse inserita in un paludario, piuttosto che in un acquario, giacché si accrescerebbe la sua distanza dalle fonti di illuminazione, che deve essere abbondante e per la durata media di 12 ore, e, nel contempo, ci creerebbe un ambiente aereo con una percentuale di umidità superiore al 70%, molto simile a quello che la pianta trova in libertà. Da non trascurare il fatto che certe specie di pesci degli ambienti di acque ferme dell’Asia sudorientale, quali i labirintici Betta e Trichogaster,si trovano a casa loro in mezzo all’intrico di radici pendenti dalle piante, che da un lato serve bene come nascondiglio e dall’altro aiuta nella preparazione dei nidi di bolle galleggianti.
Caratteristiche della Pistia stratiotes
Questa pianta ha la limitazione dovuta all’impossibilità di produrre né tuberi né semi duraturi, per cui, se viene a trovarsi in prolungata e totale siccità, muore senza “se” e senza “ma”. Però, ha un’altra peculiarità che la rende diversa da tutte le altre della famiglia delle Araceae: infatti, se il livello dell’acqua assume uno spessore inferiore alla lunghezza delle sue radici oppure resta in secca, la pianta può radicarsi sul fondo e sopravvivere fino a quando questo è intriso di acqua, comportandosi come una vera e propria pianta palustre.
Laghetti liberi
L’introduzione della Pistia stratiotes nei laghetti dei giardini e dei parchi può servire come deterrente alla proliferazione delle alghe, con la limitazione della penetrazione della luce nella colonna d’acqua e con il consumo di nutrienti a loro sottratti, che comporta un sostanzioso assorbimento di azoto ammoniacale e di fosforo.

Utilizzazioni della Pistia stratiotes
Pur non essendo il massimo, la pianta può servire all’uomo come cibo in caso di necessità, come, per esempio, la storia ricorda ciò che avvenne durante la Grande Carestia scoppiata in India fra il 1876 e il 1878, durante la quale il popolo riuscì a sopravvivere solamente ricorrendo al suo consumo; d’altra parte, pur essendo sgradevole al gusto per la presenza di ossalato di calcio, che le conferisce un sapore amaro, prevalse allora il detto “di necessità, virtù!”
Però, il consumo non deve essere esagerato, giacché la pianta è una brava accumulatrice di metalli pesanti, i quali, insieme con l’ossalato di calcio, possono stimolare vari problemi di salute, quali l’assorbimento anomalo di metalli e la formazione di calcoli renali.
In Nigeria, invece, il popolo Hausa usava la cenere della pianta come sostituto del sale (detto zakankau) per la sua ricchezza in cloruro di potassio, quando non era disponibile il cloruro di sodio per la mancata importazione. Nella Cina del Sud e a Singapore, è coltivata per la preparazione di mangime per maiali e anatre; lo stesso avviene in Indonesia per l’alimentazione dei polli.
Applicazioni medicinali e ambientali
Ma non basta, perché la Pistia stratiotes è utilizzata anche in campo medicinale. In India e Nigeria, le foglie sono bruciate e la cenere serve per curare le infezioni da tigna, una micosi del cuoio capelluto, mentre in Nigeria le foglie, dopo l’essiccazione, sono ridotte in polvere e utilizzate per applicazioni su piaghe e ferite e, sempre in Nigeria oltreché in Gambia, la pianta viene infusa in acqua per produrre un collirio adatto per combattere la congiuntivite allergica; inoltre, e questo in India, la foglia in polvere è usata su eruzioni sifilitiche e infezioni varie della pelle.
Questi sono solo alcuni esempi di ciò che può interessare la medicina.
La capacità di assorbire idrocarburi
Altra possibilità di un uso della Pistia stratiotes la si trova quando in mare ci sono perdite di idrocarburi, sfruttando la sua capacità di assorbirlo, riducendo l’inquinamento ambientale. E, ancora, non si deve sottovalutare la possibilità di utilizzarla negli impianti di trattamento delle acque reflue, sfruttando la sua capacità di assorbimento dei nutrienti in eccesso e dei metalli pesanti, quali cadmio, cromo e zinco, presenti nelle acque inquinate.

Conclusione
Per concludere, si può dire che si tratta di una pianta che sicuramente ha il suo peso nell’economia di certi paesi, consentendo importanti soluzioni per certi problemi; per gli acquariofili, rappresenta un magnifico acquisto che, se ci si comporta nella maniera giusta, non solo è definitivo, ma può consentire di accontentare anche qualche negozio o amico acquariofilo, “gratis et amore Dei”.
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