Le razze d’acqua dolce sono dei prodigi ecologici ed evolutivi, contraddistinte da un ciclo vitale e riproduttivo molto interessante ed affascinante. L’allevamento in acquario è possibile, ma è subordinato ad alcune condizioni essenziali a garantire loro una buona salute ed una lunga vita.
Di seguito voglio condividere le mie esperienze e cercare di dare dei suggerimenti su come allevare al meglio queste creature meravigliose. Razze e Squali
Delle circa 1.100/1.200 specie di razze e squali (Elasmobranchi) solo un piccola parte vive in acqua dolce. Squali della famiglia Carcharinus e Glyphis come anche le razze del gruppo Himantura o Dasychtis si ritrovano spesso nelle foci dei grandi fiumi, ma non è ancora del tutto chiaro se abbiamo a che fare con delle migrazioni o degli esemplari isolati e sperduti.
Quello che si sa oggi è che solamente i membri della famiglia Potamotrygonidae (Garman1877) vivono per tutto l’anno in acqua dolce. La loro distribuzione comprende quasi tutto il sudamerica ,dalla Colombia e Venezuela al nord fino alle foce del Rio La Plata nell’ Argentina nel sud.
Attualmente abbiamo una ventina di specie identificate e catalogate, suddivise in tre generi: i generi Paratrygon (Bloch&Schneider1901) e Plesiotrygon (Rosa,Castello&Thorson1987) sono monotipiche, cioè contengono solamente una specie.
Il genere Potamotrygon invece necessita di una revisione delle specie. Anatomia delle razze
Gli occhi sono molto sporgenti ai lati della testa e sono molto ben visibili.
Se necessario, in caso di pericolo, essi possono essere ritratti.
Similmente agli occhi dei gatti sono molto sensibili alla luce. Le razze sono animali crepuscolari e amano le zone ombreggiate, di conseguenza la luce forte e diretta come quella solare le infastidisce particolarmente.
Sulla pelle del manto e sopratutto dietro agli occhi si possono chiaramente notare le ‘squame’ placoidee, che appaiono come dei piccoli puntini chiari sulla pelle. Toccando la pelle di uno squalo o di una razza sembra di toccare carta vetrata a grana fine; la rugosità è caratteristica di tali specie ed è un adattamento che migliora l’idrodinamicità dei pesci.
Alla fine delle mandibole queste ‘squame’ placoidee si sono evolute a formare denti molto simili ai denti dei mammiferi, con quali possono aprire molluschi e spezzare le corazze e le ossa delle preda più grande.
In alcune specie, queste ‘squame’ si trovano sulla coda della razza e si sono trasformate in spine. Dietro agli occhi si trova il foro branchiale, il cosi detto spiraculum.
Visto che la bocca si trova quasi sempre a contatto con la sabbia e il fango del fondale, per evitare che vengano risucchiati, le razze aspirano acqua pulita con lo spiraculum e tramite un canale la trasferiscono alle branchie dove l’ossigeno contenete nell’acqua viene assorbito.
Sulla coda si trova un pungiglione che funge da difesa; si tratta di un’arma molto efficace, è ben affilato con dei piccoli uncini posti ai lati. Con un forte colpo di coda della razza, il pungiglione riesce anche a penetrare nel legno. Esso è inoltre ricoperto da un muco velenoso.
Circa ogni sei mesi questo pungiglione cade e viene sostituito da uno nuovo,nei soggetti giovani anche più spesso.
E’ molto importante accorgersi immediatamente quando stanno per perdere questa spina in modo che da rimuoverla dall’acquario appena si stacca in maniera che nessuno, sia uomo che gli altri pesci, si possa ferire toccandolo inavvertitamente. Su tutta la pancia e lungo le pinne pettorali si trovano degli organi sensoriali con quali riesce a individuare e localizzare la preda.
Specialmente intorno alla bocca si trovano le Ampolle di Lorenzini.
Queste ampolle consistono in piccole sacchette con delle celle ripiene di gel elettro-conduttivo da cui si dipartono dei piccoli tubi che si aprono sulla superficie della pelle mediante pori.
Attraverso questi organi le razze riescono ad individuare i campi elettro-magnetici prodotti dai muscoli, come il cuore, delle loro prede. Cosi vermi o piccoli pesci sotto la sabbia vengono immediatamente localizzati e facilmente catturati.
Sopra la bocca si trova una cartilagine, che nasconde alla vista i denti delle razze, con la quale l’animale riesce a distinguere se il boccone ingoiato è commestibile o meno. Dieci fessure sotto alla pancia fanno uscire l’acqua aspirata dallo spiraculum dopo il passaggio attraverso le branchie.
All’attaccatura della coda si possono individuare le due pinne ventrali.
Subito l’ vicino, i maschi hanno in bella evidenza una coppia di organi riproduttivi, che si chiamano Clasperò.
Si possono notare anche subito dopo la nascita e solo con il tempo diventano più lunghi e si possono notare anche guardando l’animale dall’alto. La pinna anale è assente come anche delle pinne dorsali. Le branchie sono molto grandi e ben visibili guardando l’animale dal lato ventrale.
A causa del loro metabolismo molto veloce, le razze hanno bisogno di tanto ossigeno.
Visto che l’ossigeno sul fondo è scarso, devono far passare una gran quantità di acqua attraverso le branchie.
Al contrario degli squali, che nuotando fanno in modo che l’acqua entri automaticamente nelle branchie, le razze devono respirare attivamente. Come tutti gli Elasmobranchi, anche le razze d’acqua dolce non hanno una vescica notatoria; per questo non riescono a stare nell’acqua libera senza nuotare.
Dietro il grande fegato, che contiene parecchio olio, si trovano lo stomaco e l’intestino con una conformazione particolare.
Per digerire bene hanno infatti bisogno di un intestino con una grande superficie.
Le razze hanno un intestino abbastanza corto e grosso, simile a un sigaro, che però all’interno è completamente arrotolato su se stesso come una spirale fino a 60 volte.
Il suo nome scientifico è Intestinum spirale.
A causa della particolare forma dell’ intestino, gli escrementi sembrano di gomma arrotolata, come il guscio di una chiocciola.
Molto interessante è lo sviluppo dei embrioni nel grembo della femmina, le razze sudamericane sono vivipare.
Gli embrioni crescono e vengono alimentati nell’utero della mamma all’interno di un grande sacco vitellino.
In più, gli embrioni vengono nutriti tramite i trophonemata, che sono sottili condotti situati nell’utero della femmina, che forniscono loro del latte uterino.
Tramite piccoli vasi che fuoriescono dalla bocca e dalle branchie, i piccoli riescono a nutrirsi e prendere nello stesso tempo anche l’ ossigeno che gli serve.
Dopo una gravidanza della durata di 3 – 4 mesi, la femmina partorisce dei piccoli completamente sviluppati ed autonomi. La vita in natura
La più grande varietà di razze d’acqua dolce si trova, come detto in precedenza, nei fiumi del Sudamerica, ovvero nel rio Amazonas, nel Rio Magdalena,nell’ Orinoco, Rio Paran, Tocantins e nei loro affluenti.
Mentre alcune specie sono molto diffuse e hanno sviluppato anche delle sottospecie e delle morpho molto variabili, altre specie sono endemiche, ovvero vivono solamente in una precisa regione o in un solo fiume. Le razze sono pesci che vivono prevalentemente sul fondo e difficilmente si possono osservare mentre nuotano a mezz’acqua.
Per questo è possibile osservarle più che altro quando stanno nelle zone poco profonde, ma senz’altro si spostano anche a profondità maggiore sul fondo dei letti fluviali.
La maggior parte delle giornate le passano cercando il cibo, come vermi, gamberi, lumache, crostacei e piccoli pesci.
Di notte sono poco attive, tranne nelle notti con la luna piena.
Durante la notte spesso parecchi individui si riuniscono nelle acque vicino riva e dormono l’ insieme. Si insabbiano e riposano.
Quando lasciano i loro nascondigli, il fondo sabbioso è costellato di crateri, tracce evidenti che le razze hanno trascorso l’ la notte.
Proprio perchè si insabbiano nascondendosi alla vista, gli indigeni (che entrano in acqua a piedi nudi) hanno parecchia paura dei loro pungiglioni velenosi. Purtroppo, per questo motivo frequentemente le razze vengono ammazzate, oppure gli vengono tagliate le code con il pungiglione.
Parecchi sono gli esemplari mutilati. Pericolosità
Come già detto prima, le razze hanno un’arma molto potente sulla loro coda.
Con l’età dell’animale cresce anche la spina e diventa più lunga e più dura; è piena di piccoli uncini che facilmente si spezzano. La spina è coperta di un muco velenoso che contiene tanti batteri patogeni.
Oltre a essere molto dolorosa, anche per lungo tempo, una puntura di una razza potrebbe causare gravi problemi di salute, in alcuni casi anche la morte di una persona.
Questo è un fatto da tenere in considerazione e di conseguenza prendere tutti i provvedimenti necessari ad evitare di essere punti. Esperienza personale
Anni fa, parecchie specie di razze venivano importate regolarmente.
Purtroppo, per la mancanza di conoscenze e l’impreparazione di molti acquirenti, moltissime sono morte.
Spesso anche nei luoghi d’origine venivano trattate inadeguatamente e di conseguenza arrivavano già deboli ed esauste nelle vasche dei negozianti. Ormai sono poche le specie che vengono importate regolarmente e i prezzi sono saliti parecchio.
Per fortuna per i pesci, visto il prezzo elevato, gli acquirenti ci pensano su due volte e si informano molto meglio prima di acquistarle. I miei primi contatti con queste razze risalgono a parecchi anni fa.
Le conoscevo solamente come animali nervosi che nuotavano su e già per i vetri delle vasche e sembrava che volessero uscire dalla loro prigione.
Infatti si trattava quasi sempre di esemplari che venivano ospitati in acquari piccoli, con pesci coinquilini non adatti.
Altro motivo del loro nuoto continuo e nervoso era la fame, per via dell’alimentazione inadeguata che gli veniva fornita.
Quando mi accorgo che certi tipi di animali non sopportano bene la cattività in acquario,faccio a meno di tenerli! Per questo motivo per anni ho sempre evitato l’allevamento di questi pesci straordinari.
Dopo una visita ad un mio amico importatore (come proprietario di un negozio al dettaglio ho dei stretti contatti con importatori ed esportatori), sono interessato molto più da vicino alle razze.
Da una parte c’era la mia curiosità verso il nuovo, dall’altra parte mi piacevano veramente tanto perchè non si comportavano nella maniera nervosa descritta prima. Leggendo molto in rete, procurandomi qualche libro e alcuni articoli nelle riviste più specializzate, avevo deciso di prendermi una coppia di Potamotrygon di una specie che rimane abbastanza piccola.
Avevo ristretto la scelta solamente fra P. scobina, P. reticulata e P. histrix.
Visto che l’ultima specie è quella che mi piace di più, ho dato l’ordine al mio amico importatore di procurami una coppia.
Intanto io ho iniziato a preparare l’acquario per i nuovi ospiti.
L’acquario ha trovato posto all’interno del mio negozio, in questo modo potevo osservare al meglio i pesci e nello stesso modo anche far vedere ad altre persone queste creature cosi affascinanti.
La vasca ha le misure 200x80x60 ed è coperta con delle lastre di vetro.
Questo è molto importante perchè le razze si arrampicano ogni tanto sulle pareti e c’è il pericolo che cadano fuori dalla vasca.
L’arredamento è composto da sabbia finissima e poca ghiaia molto fine.
Una grande radice di torbiera fa da nascondiglio per gli altri inquilini.
Il materiale filtrante è composto solamente di spugne di alta qualità.
Una pompa da 3.000 litri/ora fa abbastanza movimento.
L?uscita dell’acqua si trova sopra il livello in maniera da dissolvere tanto ossigeno.
Due potenti termoriscaldatori (con rivestimento Hydor) tengono la temperatura sui 28 gradi.
E’ molto importante che i riscaldatori vengano coperti con qualche protezione, altrimenti le razze possono bruciarsi facilmente al contatto.
Nel mio caso li lascio semplicemente appesi al cavo così che siano mobili e galleggino in acquario.
Anche se le razze gli si avvicinano, non riescono mai a toccarli in maniera in maniera tale da farsi del male.
L’illuminazione è composta da una lampada fosforescente da 30W; la luce non troppo forte le fa sentire molto più a loro agio.
In un angolo aperto della vasca c’è qualche ramo di Pothos che entra e svolge l’utile compito di esportazione dei nitrati dall’acqua.
I valori dell’acqua sono ph 7,8- 8, gh 13 e kh 4.
In estate i riscaldatori vengono staccati e la temperatura viene regolata secondo quella esterna, che varia dai 22 fino ai 34 gradi nell’estate più calda finora.
L’acquario che utilizzo è senz’altro da considerarsi il minimo indispensabile per delle razze di piccola taglia.
Specie come P. leopoldi o P. motoro hanno bisogno di acquari con una lunghezza di almeno 3 metri, considerando che da adulti raggiungono una taglia oltre i 50cm di diametro; includendo la coda diventano veramente grandi e hanno bisogno di parecchio spazio. L’acquisto
Eccoci al grande momento dell’acquisto della mia coppietta.
Gli animali misuravano circa 13cm di diametro.
Da un gruppo di 7 esemplari mi sono scelto l’unico maschio e una bella ragazza come compagna.
Siccome tuttora non sono del tutto sicuro circa l’esatta identificazione dei miei animali, nel seguito preferisco chiamarli Potamotrygon cf. histrix.
Il viaggio dalla Germania fino al mio acquario è stato breve.
Una volta inseriti nella vasca, per alcuni giorni non si sono fatte vedere.
Intimidite, si nascondevano sotto la sabbia e solo i due occhi sporgevano dal fondo.
L’alimentazione avveniva due e anche tre volte al giorno con larve surgelate e Mysis.
Col tempo hanno preso più confidenza e ormai non hanno più paura di niente.
Anzi,devo stare attento io che non si avvicinino troppo per evitare una eventuale puntura con il pungiglione velenoso sulla coda, che è cresciuto insieme a loro. Compagni di vasca da abbinare
Durante gli anni le razze hanno convissuto con parecchi altri pesci.
Con alcuni non avevano un buon rapporto, ovvero cercavano di evitarsi e non disturbarsi a vicenda.
Questo è accaduto nel caso di due grandi Astronotus selvatici di circa 35 cm.
Le varie specie di Geophagus si sono sempre comportate in maniera amichevole, tranne nelle ore dei pasti.
I Geophagus infatti scavano tutte le larve e il resto del mangime surgelato fuori dalla sabbia, così da rendere necessario aumentare il dosaggio del mangime per far mangiare tutti a sufficienza.
Ospiti del genere Ctenolucius hujeta (12cm) e un bel gruppo di Uaru fernandezyepezi (8cm) sono stati accolti subito con grande gentilezza, ovvero sono stati tutti divorati durante le primi notti.
Un’esperienza ‘preziosa’ in tutti i sensi! Una convivenza iniziale con Myleus e Metynnis non è stata di lunghissima durata.
Purtroppo i caracidi voraci di mangime dopo un po’ hanno iniziato a rosicchiare le razze, non perchè volessero mangiarsele, ma perchè avevano capito che io nascondevo il mangime sotto la sabbia e le razze scavavano tutto.
In questa maniera cercavano di fregare il mangime alle razze.
Invece molto bene funziona tuttora la convivenza con degli Aequidens patricki, Geophagus sp Tapajos Red Head, Mesonauta sp e una bella coppia di Parachanna obscura.
Tutti chiaramente di taglia adulta e semiadulta. Alimentazione
Da piccole le nutrivo con delle larve di zanzara rossa e bianca, Mysis e Artemia e anche qualche lombrico di piccola taglia.
l tutto veniva nascosto sotto la sabbia così che trovassero il mangime a portata di bocca, questo due e tre volte al giorno.
Da adulte ormai le nutro una volta al giorno e per un certo periodo fornisco cibo solo ogni secondo e terzo giorno.
Il mangime è composto da Benker’s Granelenmix (pastone con gamberi,aglio e spinaci), cozze, latterine, polipo e gamberi di diverse specie.
I lombrichi vengono offerti vivi, ma poche volte; una volta al mese al massimo.
Un?alimentazione di questo genere e in quantità elevata causa un inquinamento notevole dell’acqua.
Per questo motivo ogni venerdì svuoto 3/4 del contenuto dell’acquario e lo sostituisco con acqua pulita. Comportamento
Le razze ormai sono abbastanza attive anche di giorno, nuotano ma non mostrano il comportamento fastidioso di andare su e già per le pareti.
Visto che spesso nascondo del mangime sotto la sabbia, gran parte del tempo lo passano a soffiare nella sabbia in cerca di cibo.
Amano però il riparo sotto la grande radice o sotto le foglie di Catappa che inserisco periodicamente in acquario. Nel periodo di accoppiamento il maschio si mostra molto violento ed insegue continuamente la femmina.
La morde e spesso le strappa qualche pezzo dai bordi del mantello.
Tempo fa le aveva ridotto molto male un occhio, tanto che pensavo che lo perdesse.
Da quanto ho potuto osservare, il mio maschio è ancora abbastanza civile!
So di altre persone che sono costrette a separarli dalle femmine per evitare il peggio.
L’aggressività del maschio è anche la causa per la quale la femmina diventa molto più grande e ha la pelle molto più spessa, evoluzione necessaria altrimenti il maschio la farebbe fuori.
Quando mangiano, le razze sono abbastanza voraci e se altri pesci, magari di taglia più piccola, si avvicinano troppo, rischiano di essere predati. Ho già visto la mia femmina afferrare con la bocca un grande Geophagus; lo ha morso ma alla fine ? riuscito a scappare.
Diverso il discorso nel caso di due Aequidens patrickii, ove ho assistito alla stessa scena vista con il Geophagus, ma alla fine il pesce non ? più uscito fuori e la razza lo ha accoppato. Mi ricordo ancora benissimo la scena di quella mattina, quando entrai in negozio prima dell’apertura.
L’acqua della vasca era sporchissima, sembrava latte quanto era opaca.
Mi sono pure spaventato pensando che una razza o un Astronotus mi fosse morto e mi stesse già infestando l’acqua.
Poi all’improvviso, vedo una piccola razza di circa 10cm sul fondo.
La mia grande aveva partorito!
Quanto ero contento, un’emozione veramente indimenticabile vedere questo primo cucciolino.
Un’altra scena indimenticabile e ancora più impressionante avvenne quando, intorno alle ore 18 stavo con un cliente davanti all’acquario per spiegare alcune cose.
All’improvviso vedo la femmina che nuota 20 cm sopra la sabbia e inizia a tremare, sembravano degli attacchi epilettici.
Poi da sotto la coda le esce un piccolino, ripiegato su se stesso come una piccola omelette che poi plana sul fondo.
Dopo una decina di minuti ne esce un altro e ancora un terzo.
Di solito le razze partoriscono di notte al buio ed è difficile assistere ad un parto.
Subito dopo mi sono messo a cambiare di nuovo l’acqua, ho sostituito 3/4 del volume ogni giorno per una settimana. Questo per dare ai piccoli un ambiente pulito con pochi germi, altrimenti è meglio togliere i piccoli e allevarli in un acquario separato.
Le prime settimane sono sempre un po’ dure.
Molto spesso non vogliono mangiare, in questo caso dei lombrichi vivi sono un buono stimolo.
Di solito nutro i cucciolini dopo circa una settimana con larve di zanzara rossa jumbo e larve bianche.
Quelle di solito vengono mangiate molto volentieri.
Mysis, Artemia e altri tipi di surgelato vengono accettati dopo qualche mese di vita.
Serve un po’ di attenzione da parte dell’ acquariofilo per verificare che i piccoli abbiano abbastanza da mangiare e che il cibo surgelato non venga mangiato da altri pesci presenti in acquario. Hystrix o histrix
Le prime conoscenze sulle razze in acqua dolce vengono dal monaco Jesuita Cristovao de Lisboa.
Fu lui a nominare le razze nella sua opera ‘Historia dos Animais e Aves do Maranhao’
La definizione era quella degli indigeni, cioè ‘arraia yabeburape’
Nel 1714 lo spagnolo Jose Gumilla descriveva nel suo libro la pericolisità del veleno delle razze.
L’austriaco Martin Dobrizhoffer fu il primo a riportare il ritrovamento delle razze nel rio Parana.
E finalmente nel 1829, il francese Francoise Desire Roulin ha compiuto la prima opera sistematica su una specie di razza.
Nel 1877 Samuel Garman descrive il genere Potamotrygon con il tipo P. humboldtii.
Purtroppo Garman ha commesso un grande errore prendendo in considerazione il lavoro di M?ller e Henle (1941) che descrivevano il Trygon hystrix, che però conteneva almeno tre specie diverse di razze.
Plee collezionò nelle acque del Maracaibo il Venezuela con grande probabilità P. ypezi.
Gli animali del Suriname venivano identificato da Rosa nel 1985 come P. orbignyi.
Un altro esemplare che era descritto è stato catturato da Castelnau a Rio de Janeiro.
Potamotrygon histrix è descritta allora definitivamente da Buenos Aires in Brasile e non puo essere identificata con le altre specie descritte.
Il modo di scrivere Trygon histrix nel 1834 è corretto secondo la ICZN e il nome Trygon ‘hystrix’ di Muller e Henle (1841) non è corretto. Sistematica attuale:
La P ha lo stesso significato della L nei loricaridi, ovvero sta ad indicare il genere Potamotrygon.
Genere : Potamotrygon GARMAN, 1877
Specie :
Potamotrygon boesemani (ROSA de CARVALHO & de ALMEIDA WANDERLEY, 2008)
Potamotrygon brachyura (G?NTHER, 1880)
Potamotrygon castexi (CASTELLO & YAGOLSKI, 1969)
P25, P26, P28, P35 “Otorongo”
P27, P33, P34 “Estrella”
P29 “Hawaiian”
P30
P31, P32 “Tigrinus”; “Tigrillo”
P36 “Motelo”
P54 “Carpet ray”
Potamotrygon constellata (VAILLANT, 1880)
Potamotrygon dumerilii (CASTELNAU, 1855)
P9, P42
P47 “Florida ray”
Potamotrygon falkneri (CASTEX & MACIEL in CASTEX, 1963)
P53
Potamotrygon henlei (CASTELNAU, 1855)
P12 “Black ray”
Potamotrygon histrix (M?LLER & HENLE in ORBIGNYI, 1834)
Potamotrygon humerosa (GARMAN, 1913)
P10, P23, P61
P46 “Mosaic ray”
Potamotrygon leopoldi (CASTEX & CASTELLO, 1970)
P13, P14, P62 “Black ray”
Potamotrygon magdalenae (DUMERL ex VALENCIENNES, 1865)
Potamotrygon marinae (DEYNAT, 2006)
Potamotrygon motoro (NATTERER in M?LLER & HENLE, 1841)
P1 “MOTORO
P2, P3, P5, P44 “Motoro variant”
Potamotrygon ocellata (ENGELHARDT, 1912)
Potamotrygon orbignyi (CASTELNAU, 1855)
P11
Potamotrygon schroederi (FERNANDEZ-YEPEZ, 1957)
P4 “Colombian ray”
P40
P45 “Sacha ray”
Potamotrygon schuemacheri (CASTEX, 1964)
Potamotrygon scobina (GARMAN, 1913)
P7
P37, P38, P39 “Belem ray”
Potamotrygon signata (GARMAN, 1913)
P41, P48
Potamotrygon yepezi (CASTEX & CASTELLO, 1970)
P55
Razze che sono ancora da classificare:
Potamotrygon cf. histrix
Potamotrygon sp.”C”
P6, P60
Potamotrygon cf. leopoldi
Potamotrygon sp.”Itaituba”
Foto nel Aqualog Pag.73 come R036 e Pag.78 come R150.
Nome commerciale P14, non identico con P14 nell’ Aqualog.
Potamotrygon sp.aff.dumerilii
Potamotrygon sp.aff.motoro,spec A
Potamotrygon sp.aff.motoro,spec B
Potamotrygon sp.”Chocolate”
P43 “Chocolate ray”
Potamotrygon sp.”Marmor”
P8, P24
P19, P20, P21 “Mantilla ray”
Potamotrygon sp.”Orange”
P22 “Orange ray”
Potamotrygon sp.”Pearl”
Potamotrygon sp. reticulatus
Potamotrygon sp.”Tiger”
P49, P50, P51, P52
molto simili a P. schroederi. Genere : Plesiotrygon ROSA, CASTELLO & THORSON, 1987
Specie :
Plesiotrygon iwamae ROSA, CASTELLO & THORSON, 1987
P15, P16
Plesiotrygon sp.”Blacktailed antenna ray”
P17, P18
Genere : Paratrygon DUMURIL, 1865
Specie :
Paratrygon aiereba (MULLER & HENLE, 1841)
P56 “Ceja ray”
P57 “Manzana ray”
Genere e specie non sono ancora descritte scientificamente :
Potamotrygonidae gen.sp. “China ray”; “Coly ray”
P58 “China ray”
P59 “Coly ray” Conclusione
Tutte le specie del genere Potamotrygon sono animali costosi e particolari, che richiedono tanta attenzione e cura nel preparare l’acquario, l’acqua e il cibo.
Devono essere ospitate solamente da persone che hanno già una certa esperienza nel campo acquariofilo e che hanno anche la voglia e il tempo di curarle al meglio possibile.
Il loro favoloso e misterioso comportamento e la maestosità con la quale si muovono ripagano per tutti i sforzi fatti per garantirgli il trattamento che meritano. |