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Guide Marino

Speciale Mangrovie

15/12/20100

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  • 1 SPECIFICHE SULLE MANGROVIE
    • 1.1 Temperatura:
    • 1.2 Acquisto:
    • 1.3 Luce:
    • 1.4 Acqua salata:
    • 1.5 Sali minerali:
    • 1.6 Sottrazione di magnesio e sali dalla vasca.
    • 1.7 SPECIFICHE SULLA SALICORNIA
      • 1.7.1 BIBLIOGRAFIA

SPECIFICHE SULLE MANGROVIE

Mangrovia è un termine generico che si riferisce a quella formazione vegetale (o forestale) costituita da piante prevalentemente legnose che si sviluppano sui litorali bassi delle coste marine tropicali, particolarmente nella fascia periodicamente sommersa dalla marea.

Le specie dominanti delle foreste di mangrovie sono una cinquantina, ma che resistono alla salinità marina sono solo la Rhizophora mangle (mangrovia rossa) e la l’Avicennia marina (mangrovia nera), questa saltuariamente si riesce a trovare in commercio.

Le due mangrovie hanno un‘aspetto molto diverso. Allevare delle giovani mangrovie in acquario marino può comportare ottimi vantaggi nel gestire la vasca, ma ciò accade solo se la pianta si trova bene ed è in salute. Spessissimo chi ha provato a coltivarle afferma che hanno crescita lenta e stentano a vivere, senza aver notato differenze sostanziali nei valori dell’acqua. Questo può essere vero nelle nostre vasche perché non la trattiamo decentemente.

La mangrovia in natura è un’albero alto molti metri su cui si basano interi ecosistemi in varie parti del mondo, come mai nei nostri acquari è lenta e stenta a crescere? L’atteggiamento comune è il seguente: se un corallo SPS non cresce è colpa dell’acquariofilo che sbaglia qualcosa, se la mangrovia non cresce è colpa della mangrovia.

Cinquanta anni fa probabilmente qualcuno diceva che gli SPS erano inadatti a vivere in cattività a causa della loro delicatezza, la verità è che il metodo seguito 50 anni fa era molto diverso dal moderno berlinese. Con questo atteggiamento non si arriva molto lontano, ci si adegua ai limiti imposti dal sentito dire, ma ci sono sempre persone più aperte che studiano e sperimentano, e inventano sistemi come il DSB, zeovit e berlinese.
Anche il metodo naturale è arrivato dopo gestioni più complesse con filtri sotto sabbia.

Per finire questa piccola critica all’acquariofilia, spesso leggo opinioni riguardo a certi animali come Lima scabra, Fromia, Crinoidi, tunicati e altri ancora che sono considerati non adatti all’allevamento, se ne sconsiglia l’acquisto e si dice che sono animali difficili che muoiono di fame lentamente. La verità è che sono i metodi utilizzati per la gestione delle vasche che non sono adatti a quegli animali, non il contrario come paciosamente qualcuno ama raccontarsi.

Io personalmente sono rimasto molto affascinato dall’esperienza positiva che alcune persone hanno avuto con il Miracle Mud, raccontando di guarigioni miracolose addirittura sui crinoidi
( http:// www.zanclus.it/pagine/az_miracle_mud_agg.php).

Al neofita si insegna a decidere prima cosa si vuole allevare e poi ad attrezzare la vasca di luci e il resto, eppure molte volte ho sentito critiche al MM da persone che non hanno avuto ottimi risultati su alcuni animali, ma queste persone hanno mai avuto successo con un crinoide usando il metodo zeovit?

Forse il metodo zeovit è il migliore per chi vuole allevare SPS, ma il MM potrebbe essere il migliore per chi vuole allevare organismi bellissimi e meno comuni come i crinoidi, tunicati e filtratori in genere… un buon acquariofilo dovrebbe migliorare/modificare il metodo non demolirlo a priori. Però gli SPS sono nobili e degni di mille riguardi, i crinoidi sono “inadatti”… come le mangrovie

Tornando al discorso principale, il maggior successo di crescita della Caulerpa rispetto alla mangrovia non è nell’organismo in sé, ma come viene allevato. La Caulerpa cresce veloce perché viene trattata per quello che è: un’alga. Se la mangrovia venisse trattata per quello che è, un’albero che sopporta acqua salata, darebbe ottimi risultati, invece viene trattata come un’alga.

Prima parlando della fisiologia vegetale abbiamo visto la capacità di assorbire nutrienti che ha una pianta “vera” e quindi intuiamo il suo potere filtrante nelle nostre vasche, per questo chi ha ben trattato la sua mangrovia riferisce di effetti filtranti miracolosi, se non ci fossero stati questi risultati nessuno parlerebbe di mangrovie in acquario ormai da anni.

La mangrovia vorrebbe:

– sali minerali (li preleva dall’acqua e dal substrato di fondo)
– luce, più ce ne è meglio è.
– temperatura 26 gradi circa tutto l’anno (ma resiste a molto meno)
– acqua preferibilmente salmastra, dolce, e anche se è una scocciatura si può adattare a quella marina.

Esaminiamo come viene trattata in acquario:

Temperatura:

Questo parametro è l’unico che viene ben rispettato sempre in acquario perchè combacia con le necessità degli altri ospiti.

Acquisto:

Nella maggioranza dei casi agli acquariofili vengono venduti semi di mangrovia o piante appena germinate. Per quanto sembra stupido ricordarlo un seme non è una pianta adulta. Nessuno pretende che un’avannotto di Zebrasoma ripulisca la vasca dalle alghe ma tutti pretendono che un seme filtri 100 litri di acqua… si facessero delle domande, si risponderebbero da soli… La cosa che dovete ricordarvi sempre con le mangrovie (o qualsiasi altra cosa relativa all’acquario) è la pazienza. I risultati ci saranno soltanto dopo un paio di mesi, ma ci saranno.

Quante mangrovie sono necessarie per ottenere l’effetto desiderato? Autori differenti raccomandano numeri differenti, solitamente si consiglia un seme ogni 10 -20 litri d’acqua. Gli alberi giovani possono essere usati in grande numero. Ma in seguito, quando diventano più grandi, bisogna rimuoverne, altrimenti non avranno abbastanza materiale organico.

Ma come spiegato prima io non eliminerei piante dalla vasca dopo le modifiche alla flora batterica che hanno causato nel fondo. Per la quantità di piante utili alla filtrazione non c’è una regola fissa, bisogna calcolare che le mangrovie sono in competizione con lo schiumatoio, quindi in vasche con metodo naturale si possono mettere più piante, in vasche dove lo skimmer non è soddisfacente (capita spesso) il numero di piante sarà una via di mezzo, in vasche dove lo skimmer è sovradimensionato e l’acqua è magrissima le mangrovie dovranno essere in numero limitato.

Luce:

Molto spesso i semi di mangrovia sono ficcati in vasca, escono a respirare solo con la punta e per la loro crescita hanno 10 o 15 cm tra l’acqua e le lampade ustionanti. Nonostante sia ovvio che questa soluzione è fallimentare resta la più utilizzata.

La Rhizophora è una pianta tropicale, come lo è il più comune Ficus benjamin, se nei pressi della vasca avete piante d’appartamento (son tutte tropicali) che vivono serene, vuol dire che la luce presente nella stanza è adeguata anche alla mangrovia, togliete la luce dalla sump e fatela crescere in altezza come il Ficus vicino di casa… ehm… di vaso, risparmierete anche in energia elettrica. Potete anche pensare a tipi innovativi di sump, magari una sump-fioriera.

Anziché immaginare la sump come la brutta copia della vostra vasca pensatela come un vaso per idrocoltura, oppure modificate uno di quei bellissimi coprivasi in ceramica che piacciono molto a vostra moglie (per il Ficus), lo posizionate vicino alla vasca con dentro le apparecchiature come il reattore di calcio, l’osmoregolatore o quel che volte, dal vaso vedrete uscire solo due tubi e la chioma della mangrovia, alla quale di avere le radici al buio non importa proprio nulla.

La vasca sarà collegata alla sump-fioriera esattamente come lo è una vasca tradizionale. Se vi state scervellando su come suddividere un’economico coprivaso da giardinaggio in scompartimenti, i geni del fai-da-te troveranno sicuramente valide soluzioni, ma secondo me non è necessario: il substrato per la mangrovia lo mettete tutto in un tradizionale vasetto per piante (nuovo pulito e disinfettato) oppure un contenitore di vetro e ci mettete dentro le piantine, lo immergete nel copri vaso pieno di acqua di mare, il resto dell’apparecchiatura la posizionate tutta attorno.

Questa soluzione è facilmente scambiabile per una pianta d’appartamento, addirittura potrebbe essere posizionata alla stessa altezza della vasca con la possibilità di avere due piccioni con una fava: una moglie non disgustata dalla sump e zooplancton vivo che entra nella vasca, nessuno vieta di far schiudere artemia o altro tra le radici della mangrovia.

Acqua salata:

La Rhizophora ci può vivere ma anche per questa pianta è un’ambiente estremo, riescono a germogliarci una percentuale di semi molto più bassa rispetto a quelli che cadono in una zona bagnata dalle basse maree, o nell’acqua dolce. Fate germogliare i semi in acqua salmastra a 5 ppt (5 grammi di sale per litro), e poi portate progressivamente la salinità ai livelli del reef prima di introdurre il tutto nel circuito vasca.

La salinità ha un’impatto significativo sulla crescita di Rhizophora. Le piantine di mangrovia rossa mostrano tassi di crescita più rapida in tutti i tessuti vegetali (foglie, il tronco e le radici) alla salinità di 5 ppt, crescono meno velocemente con salinità di zero ppt, e alla salinità di 20 ppt il tasso di crescita è fortemente limitato [17].

La salinità dei nostri acquari di barriera è circa 35/36 ppt, quindi decisamente non ottimale per la mangrovia. Il dato che ad alta salinità la mangrovia sia limitata nella crescita non significa che cresce lenta in generale, ma che cresce più lenta rispetto a quelle che vivono per esempio alla foce del fiume dove la salinità è minore.

La mangrovia in ogni caso continua a crescere e produrre più sostanza secca rispetto alle alghe. Però è un dato importante perché ci fa capire che anche la Rhizophora non è un carro armato, l’ambiente marino è estremo anche per lei e le piante che ci vivono sono più delicate di quelle che hanno avuto la fortuna di nascere in acqua salmastra.

Nonostante la salinità la mangrovia vive e prospera nei nostri reef di città se le altre condizioni sono buone, ma se inizia a non avere luce, oppure a non avere abbastanza N e P perché ce ne sono troppi pochi in vasca, o prende freddo in inverno… allora non da più i suoi miracolosi effetti filtranti.

È un’organismo che può essere molto utile nell’ecologia della vasca ma non bisogna pensare che sia come una lumaca turbo che si butta li e poi si arrangia: alla mangrovia bisogna starci dietro, bisogna osservarla con l’attenzione con cui si guarda la vasca perché è parte integrante del sistema. Se è grossa potrebbe essere “il sistema”.

Se avete la fortuna di trovare in commercio una Avicennia marina, questa ha una sopportazione maggiore della salinità: il suo picco di crescita è infatti a 15,4 psu [18] di salinità contro i 5 ppt della Rizhophora mangle [17]. La misurazione in ppt può essere equiparata alla misurazione in PSU (practical salinity units) perchè nella fisica dei fluidi sono “rapporti adimensionali”: 5 ppt = 5 psu = 5 grammi di sale marino per litro = 5‰ [19]

Sali minerali:

La legge di Liebig parla chiaro: “basta che manchi anche un solo microelemento per bloccare la crescita di una pianta” (http://it.wikipedia.org/wiki/ Legge_di_Liebig). In mare l’acqua è ricca di nutrienti e le Mangrovie affondano le radici su un suolo povero o addirittura la spiaggia, tutto sommato il loro pensiero non è trovare i nutrienti ma come estrarli dall’acqua salata.

Spesso gli acquari marini sono troppo poveri in nutrienti per una mangrovia, non per quanto riguarda N e P che sono continuamente prodotti dai pesci e aggiunti manualmente da noi con il cibo, ma sono carenti in tutti i microelementi come ferro, manganese, iodio e tanti altri. Tutti questii elementi nutritivi sono nell’acqua in forma di ioni e si legano al “carbonio organico disciolto” presente in vasca finendo velocemente nello skimmer.

Ogni milligrammo di carbonio organico disciolto ha la capacità di legare a se 1 microequivalente di metallo [15]. In questa condizione la neonata pianta di Mangrovia si trova già in carenza nutritiva: una pianta che non cresce non asporta P e N dalla vasca. Seconda cosa negli acquari le mangroviette sono quasi sempre sospese a mezz’acqua… guardatevi attorno, quanti alberi vedete sospesi a mezz’aria? O crescere senza terreno?

Per la mangrovia è possibile farlo solo in vasche con alte concentrazioni di nutrienti ma non è la situazione che vorremmo. Ma allora quale substrato usare? La sabbietta dei DSB è piena di batteri ma non di sali minerali, ma se avete almeno 10 cm di sabbia si possono avere buoni risultati, potreste insabbiare le radici della mangrovia direttamente nella vasca principale a patto che la plafoniera non ne copra tutta la superficie ma lasci spazio alla pianta per crescere (può capitare sul bordo della vasca).

Ma non tutti hanno un DSB e allora quale altro substrato usare? La terra dei gerani non va bene, quella dell’orto renderebbe felice la mangrovia ma i coralli avrebbero da ridire… il Miracle Mud è la soluzione ideale perché accontenta Mangrovie e anche coralli.

Contiene tutti gli elementi utili alla crescita di una pianta e non è tossico per gli ospiti. Qualcuno abbina il MM alla crescita di alghe perché nella letteratura viene usato nei filtri ad alghe, ma se non vengono messe non ci crescono per immacolata concezione, soprattutto se la mangrovia divora tutto N e P disponibili. Inoltre le radici della mangrovia non necessitano di luce come la Caulerpa e si può adottare l’opzione della sump-fioriera citata prima.

Cosa fare se si esaurisce il MM? Nella gestione delle vasche con metodo MM si raccomanda dopo 2 anni di smontare la sump, eliminare il 50% del MM e metterne di nuovo. Caspita che sbattimento e che squilibrio in vasca ! Con la mangrovia è più semplice, fate finta che sia il Ficus benjamin di vostra moglie, quando lei lo travasa perché la terra è vecchia certo non elimina il 50% della terra, semplicemente lo mette in un vasetto poco + grande.

Non è necessario cambiare sump, basta solo aggiungerci altro MM alzandone di poco il livello, la mangrovia avrà già emesso tante di quelle radici avventizie a mezz’acqua… e ucciso di fame la Caulerpa, e la sump non ha bisogno di illuminazione artificiale… basta quella della finestra se la stanza è luminosa.

Leggendo del MM ho notato commenti positivi sulla salute di coralli anche SPS come le acropore, colori brillanti e guarigioni miracolose… La legge di Liebig è sicuramente valida anche per le zooxantelle, probabilmente lo è anche per i coralli.

Personalmente penso di si e spiego il perché: i coralli hanno lo stesso gradiente osmotico dell’acqua in cui vivono (da qui la sensibilità alla salinità) ed essendosi evoluti in un’ambiente con uniforme abbondanza di sali non hanno provveduto a metodi particolari per la loro cattura: vengono assorbiti dalla membrana cellulare direttamente dall’acqua.

I coralli molli assorbono “anche” la sostanza organica disciolta ma “tutti” i coralli assorbono microelementi a causa dell’automatismo osmoregolatore tipico dei celenterati. Gli SPS vogliono acque magrissime, con questo termine si intendono vasche carenti di sostanza organica disciolta, N e P… noi per forza di cose la forniamo ancora più magra: privata dei microelementi che invece in natura sono disciolti uniformemente in tutti gli oceani (il sale comprato ne contiene solo una parte, e inoltre lo skimmer elimina moltissimi microelementi)

Forse è anche per questo che il metodo MM da inizialmente una botta di vita alla vasca, e non solo la presenza di un po di zooplacton. Aggiungerei anche che la concentrazione di sali in acqua resta costante: il MM cede all’acqua solo i minerali che la pianta ha sottratto dall’equilibrio chimico-fisico seguendo le precise leggi che governano la solubilità dei metalli.

Sottrazione di magnesio e sali dalla vasca.

Le mangrovie sono piante alofite facoltative, significa che possono crescere in acqua dolce o salmastra e alcune specie possono sopportare concentrazioni di sale anche molto alte. Nel caso della Rhizophora mangle e della Avicennia marina il loro successo in ambienti marini è dovuto principalmente all’assenza di competitori. Tutte le mangrovie accumulano grandi quantità di sale nella corteccia, radici e foglie [20].

L’acquariofilo quando legge frasi come questa si spaventa per il sale che la pianta può asportare e si fa un’idea sbagliata perché in realtà tutte le ricerche scientifiche quando dicono che la concentrazione di sali nella pianta è alta la stanno confrontando con le altre piante terrestri che il sale non lo hanno mai neppure visto.

Le alghe marine si sono evolute per stare a quella densità e sono ben più ricche si sale, mentre le mangrovie si sono solo adattate a sopportarla e conservano la fisiologia delle piante terrestri: la tolleranza che i loro enzimi hanno nei confronti dell’acqua salata è molto bassa infatti lo ione sodio non si accumula nel citoplasma come nelle alghe ma nel vacuolo dove resta più isolato. Le mangrovie hanno sviluppato tre strategie per eliminare i sali dai loro tessuti.

Sebbene esse vivano in ambiente acquatico, hanno spesso dei problemi legati alla carenza di acqua perché la sua assunzione deve avvenire contro un gradiente osmotico, richiedendo un elevato dispendio di energia. L’evoluzione naturale ha determinato adattamenti che permettono alla pianta di sviluppare potenziali osmotici molto negativi (meno 30/35 atm).

Questo permette l’assunzione dell’acqua che viene così filtrata in modo che nella pianta entri acqua quasi pura. Solo la quantità di sale strettamente necessaria a produrre tali elevati potenziali viene introdotta nel corpo della pianta e successivamente immagazzinata nei vacuoli delle cellule delle foglie.

L’eccesso di sale viene poi eliminato mediante ghiandole poste sulle foglie che essudano acqua salata (con una concentrazione salina del 41‰, quindi superiore a quella dell’acqua di mare, ma con la stessa concentrazione relativa di cloruro di sodio e cloruro di potassio, rispettivamente 90% e 4%).

E’stato anche dimostrato che il sale può essere trasportato dalle foglie giovani a quelle più vecchie. Inoltre l’eccesso di sale può essere ridotto con la caduta delle foglie più vecchie [20] [21].

Ma prima che avvenga tutto questo, la maggior parte delle mangrovie può escludere il 90 o il 95 % di NaCl già a livello delle radici. Nello specifico la Avicennia è più brava a espellere il sale dalle foglie (sono visibili granelli sulla pagina inferiore, mentre la Rhizophora è più brava a non assorbirne a livello radicale.

Quando un’acquariofilo marino posiziona un seme di mangrovia nella vasca non pensa minimamente che questo soffra di disidratazione… ma è un problema molto sentito dai semi appena immessi e causa di molti insuccessi. In altri casi se la mangrovia sopravvive “al parto” e inizia a crescere rigogliosa si potrebbe avere il problema inverso: dover aggiungere acqua di osmosi nella vasca.

La terza tecnica usata dalle mangrovie per ridurre la tossicità del sale è ridurre la traspirazione accumulando acqua nelle foglie perché questo accumulo di acqua diluisce gli ioni in eccesso. Quando spostate una mangrovia dall’acqua dolce a quella salata progressivamente le foglie si ispessiscono e diventano più cerose (la cera riduce la traspirazione), proprio perché essere più succose è una difesa dal sale.

Ma anche in questo caso quando la letteratura scientifica dice che traspirano meno acqua dalle foglie stanno facendo un confronto con la media delle piante terrestri (anche perché nessuna alga traspira acqua nell’aria), quindi per il nostro hobby la quantità di acqua “smarrita” è comunque da considerare.

Per le piante terrestri la regola è che in piena attività fotosintetica una foglia traspira in 1 ora una quantità di acqua pari al proprio peso (la densità dell’acqua è pressappoco trascurabile, quindi un litro d’acqua equivale ad un chilogrammo e 100 grammi di acqua equivalgono a 0,10 litri cioè 100 centilitri).

Se avete una mangrovia alta 1 metro con 1 Kg di foglie “ogni ora” di sole vi butta fuori dalla vasca 1 litro di acqua. Sappiamo che l’efficienza traspirante delle mangrovie varia a seconda della salinità e di altri fattori, ma anche ammettendo che traspiri la metà rispetto alla media delle piante terrestri, mezzo litro l’ora di acqua che sparisce dalla vasca è un valore importante specie se sommato alla normale evaporazione che già abbiamo.

È divertente come qualcuno si preoccupa dei microgrammi di sale che la mangrovia ha tolto ! Avere una mangrovia in salute significa aggiungere acqua di osmosi non sale… ma siccome il rabbocco è automatico e non viene fatto manualmente i grandi geni dell’acquariofilia si sono accorti solo delle infinitesimali percentuali di sale perché misurate a mano, se poi la tanica del rabbocco era vuota la colpa era della moglie che in inverno teneva i caloriferi troppo alti, o delle nuove lampade HQI.

La capacità traspirante della mangrovietta si può trascurare in vasche grandi ma non in nanoreef piccoli piccoli con rabbocco manuale… assentatevi 3 giorni e troverete delle acciughine sotto sale al posto del nanoreef, a quel punto che la mangrovia ne abbia mangiato un pò sarà la vostra ultima preoccupazione.

Su internet ho visto usare procedimenti complicatissimi per combattere i nutrienti in vasca come aggiungere zucchero la mattina per stimolare la riproduzione dei batteri e perossido la sera per ucciderli, nella notte lo schiumatoio li aspira eliminando azoto dalla vasca e la mattina si ricomincia (http://www.acquariofilia.biz/ showthr…ight=perossido ). Probabilmente funziona e non lo metto in dubbio ma lo vedo molto più rischioso, complicato e costoso che avere delle piante in vasca e fare delle aggiunte di sale ai cambi.

Chi afferma che le mangrovie consumano magnesio dice una cosa vera, ma è un’informazione parziale perché le ricerche dimostrano che la loro capacità di assorbire magnesio diminuisce con l’aumentare della salinità: in altre parole assorbono più magnesio in acqua dolce che in quella salata [17].

SPECIFICHE SULLA SALICORNIA

Sono molte le piante che in quanto alofile vivono in ambienti con alte concentrazioni di sale. In Italia le piante pioniere per eccellenza sono lo sparto pungente Ammophila arenaria (sin. Ammophyla littoralis) e il ravastrello Cakile maritima, ma anche la Salsola kali, e la Xanthietum italici.

Queste piante pur avvicinandosi moltissimo alla riva del mare non crescono direttamente immerse nell’acqua di mare, e nessuno ne ha mai testato l’utilizzo acquariofilo. Molto più interessante invece una pianta sconosciuta in questo hobby: la Salicornia. La Salicornia è un frutice della famiglia delle Chenopodiaceae (Amaranthaceae secondo la classificazione APG), comunemente diffusa su suoli salini presso stagni e paludi costiere.

Nelle depressioni infradunali delle spiagge pianeggianti, esistono delle comunità alo-igrofile solitamente detti salicornieti. Si tratta di ambienti difficili, le cui condizioni possono variare molto durante l’anno, durante le stagioni e durante lo stesso giorno. Dopo un periodo di siccità per intensa evaporazione le acque salmastre di questi ambienti possono superare in termini di salinità anche il 40‰, mentre dopo un improvviso acquazzone si può scendere anche al 10‰ .

Inoltre gli ambienti salmastri sono spesso in comunicazione con il mare, anche quando in apparenza non sembra, per cui risentono delle fluttuazioni della marea. Varie specie del genere Salicornia dominano vaste estensioni di velme emerse durante la bassa marea, precluse alle altre piante superiori.

Si tratta di basse piante carnose, di colore verde glauco (in autunno di colore rosso), hanno un portamento cespitoso, formante un cespuglio fittamente e irregolarmente ramificato fin dalla base, rami sono di consistenza erbacea e carnosa nelle porzioni terminali.

La salicornia è ancora più interessante della mangrovia per il possibile uso come filtro in acquariofilia, infatti rispetto alla mangrovia sopporta concentrazioni saline anche maggiori di quella marina mentre la mangrovia soffre del forte gradiente osmotico già a salinità intorno al 20‰ .

La Salicornia ha anche il vantaggio di non essere un’albero ma di avere dimensioni e portamento più gestibili dall’acquariofilo che volesse farne uso. La Salicornia non è una pianta tropicale quindi è molto meno esigente di una mangrovia sia per luce che per temperatura.

La Salicornia è anche relativamente facile da reperire: per i più avventurosi cresce spontanea anche sulle coste italiane, mentre per i meno temerari la fortuna è dalla loro parte perchè è una pianta coltivata per uso alimentare, è un prodotto tipico pugliese venduto come asparago di mare, saltuariamente di trova in qualche supermercato confezionata fresca e viva, ovviamente quella sott’olio non va bene.

La Salicornia condivide con la mangrovia e con quasi tutte le alofile la stessa fisiologia, e quindi gli stessi meccanismi di difesa dal sale in eccesso. Essendo una pianta emersa ha tutti i vantaggi descritti prima, ed esattamente come la mangrovia influenza la biologia della vasca e del fondo in cui crescono le sue radici.

Per chi volesse provare le virtù di questa pianta in alternativa o in integrazione alla mangrovia, consideri che la Salicornia non è adatta all’inserimento nella vasca principale poichè solo le radici crescono sommerse mentre i fusti devono stare all’aria.

Per chi ha poco spazio essendo la Salicornia una pianta di modeste dimensioni e considerando che andrà spesso potata, può essere inserita anche in apposite sump dentro l’armadietto che sorregge la vasca, utilizzando uno strato di fondo alto almeno 7 o 10 cm di sabbia o molto meno se MM, si distribuiscono le piantine in un sottile strato tra i 2 e i 5 cm di acqua.

Esistono molte specie tutte molto simili e difficili da riconoscere, per non avere dubbi se le prelevate in natura verificate che crescano effettivante vicino all’acqua di mare e non sia una delle specie più interne. Quella venduta a scopo alimentare è sicuramente adatta e la moltiplicazione per talea non dovrebbe recare problemi, ma si consiglia come nel caso della mangrovia di taleare o seminare usando una salinità molto + bassa e poi portarla progressivamente a livella del reef prima di immetterla in sump.

Salicornia fruticosa è annuale e quindi le piante vivono un anno, ma se le riproducete per talea usando i tanti rametti che potate per contenerla, avrete piante nuove tutto l’anno. I semi si possono trovare invendita su internet. La Arthrocnemum anche se appartiene ad un’altro genere è sempre una salicornia ma ha il vantaggio di essere perenne e quindi una sola pianta vive più anni. Salicornia e Arthrocnemum sono molto simili tanto da essere facilmente confusi anche dai botanici esperti, e sono comunque Considerate varianti della salicornia. Su internet trovate molte informazioni utili sia cercando un nome che l’altro.

BIBLIOGRAFIA

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(Elodea nuttallii). Bull. Environ. Contam. Toxicol. 22:21-27
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[18] sciencedirect.com http://tinyurl.com/26n9y7
[19] http://www.aquatronica.com/pdf_download/ita/sale_in_acquario_marino_IT.pdf
[20] http://193.205.131.135/cecilia/Biodiversita%20dei%20vegetali%20marini/2009-2010/15.Coral%20reefs%20BN.pdf
[21] http://www.mondomarino.net/articoli/index.asp?p=47&view=dett

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