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Acquari in legno fai da te

15/02/20100

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Dal momento in cui mi sono affacciato al mondo degli acquari, sono stato affascinato dall’autocostruzione. Lavorando all’estero e avendo anche occasione di seguire altri forum, ho scoperto gli acquari in legno rivestite in resina, che fin da subito mi hanno colpito.

Quella che andrò a descrivere è la mia terza vasca, anche se ogni volta che ne finisco una, dico sempre che sarà l’ultima. Ho iniziato ad apprendere la tecnica con un 120 cm, per poi passare a 250, fino a quest’ultima, che è di circa 3,60m lineari.

Come ben scritto altre volte, la vasca in legno rivestita di resina ha sicuramente molti vantaggi. Uno di questi, con ogni probabilità il principale, è lo scarso peso, in confronto a una vasca di pari dimensioni realizzata interamente in vetro. Oltre a questo abbiamo un ottima flessibilità ed elasticità della struttura, nonché modularità e possibilità di costruzione nelle forme più impensate.

La modularità, per una persona come me che è tutti i giorni in cerca dell’upgrade, è molto importante; immaginate di avere una parete di 5m, costruite una vasca da 2,50m subito e successivamente vi viene la bellissima idea di allungare il tutto a 5m.

A parte la moglie che vi toglie gli alimenti, con vasche in legno, allungare è praticamente un gioco; si apre un laterale e si continua con il legno e resina, si lascia il montante centrale, anteriore se non si vuole impazzire più di tanto, e si aggiunge un altro vetro da 2,50m.

In ultimo, ma non meno importante, il costo. La spesa per una vasca in resina è sicuramente inferiore a una di pari di grandezza realizzata in vetro. Per costruire la mia ultima vasca, ho usato un solo vetro da 10mm per la vista frontale, con una spesa di molto inferiore rispetto ai classici cinque vetri.

La tecnica utilizzata è molto semplice:
si costruisce una specie di gabbia con listelli in legno e la si riveste con dei fogli di compensato marino. Il tutto deve essere ben incollato, tramite angolari in alluminio e rivetti, dopo di che si passa alla resinatura. Detta così sembrerebbe forse troppo facile, ma con un po’ di esperienza e qualche malizia chiunque può riuscire nell’impresa.

Le regole d’oro da ricordarsi sono :

• Incollare con colla poliuretanica le parti in legno, prima di bloccarle con le viti.
• Usare ogni volta piccole dosi di resina e picchiettare bene sul tessuto affinché vengano eliminate più bolle possibili.
• Eventualmente, con qualche euro in più, si può acquistare un rullo apposito per la rottura delle bolle.
• Se si usa il poliestere, lavorare in ambienti ben ventilati, guanti di protezione e temperature superiori a 15 gradi.
• Tra una mano e l’altra di resina, attendere almeno un giorno, un giorno e mezzo.
• Avere tanta pazienza e non farsi prendere dal panico.

I materiali utilizzati per gli Acquari in legno sono:

• Listelli in legno 6x4cm 6x3cm 7x3cm per la struttura principale o gabbia.
• Compensato marino 5mm per la costruzione della vasca.
• Resina poliestere (per il grosso dell’impermeabilizzazione).
• Resina epossidica per il rivestimento finale.
• Stucco di resina poliestere per la sigillatura di tutti gli spigoli.
• Polvere di fibra di vetro per la stuccatura fine con epossidica.
• Colla poliuretanica per bloccare tutti i listelli e le varie parti in legno.
• Viti autofilettanti 6 x120, 6 x100 e 6 x 80.
• Raccorderia in PVC per la costruzione dello scarico.

Attrezzatura per gli Acquari in legno:

• Un buon avvitatore.
• Punte da legno.
• Trapano.
• Cacciaviti vari.
• Rullo per la stesura del materiale.
• Seghetto alternativo.
• Pennelli per resina.
• Rivettatrice.
• Graffettatrice elettrica con graffe da 12mm.
• Carta vetrata grossa per smussare le zone interne, una volta resinato.

Parlando con ancis50 abbiamo deciso (il plurale è d’obbligo visto che mi ha dato preziosi consigli) di fare una struttura in compensato marino da 0,5cm rivestita in resina e fibra da 650 . Questa struttura sarà da 2mm, prima di essere resinata, rinforzata alle pareti con angolari di alluminio e incollata con poliuretanica.

L’angolare perimetrale posto su tutte le pareti di compensato marino, ha diverse funzioni:

1) Creare un « bacino » per poter colare la resina e la fibra senza che quest’ultima riversi all’esterno.

2) Evitare l’incurvatura dei pannelli durante il tiraggio della fibra.

3) Facilitare il successivo assemblaggio dei pannelli mediante rivettatura.

Ora arriviamo a un punto molto importante, la pianificazione :
Considero la pianificazione del progetto come parte essenziale, se non determinante per la buona riuscita di tutto il lavoro. Pianificare vuole dire fare un disegno, prima su carta e poi eventualmente con l’aiuto di un software.
Il disegno è importante perché ti dà la possibilità di comprendere eventuali spazi, e le misure che servono per tutta la realizzazione.
Il disegno è altresì importante perché se anche voi vi accingerete a costruire una vasca di queste dimensioni, avrete in giro parecchi pezzi di legno tagliati a misura, che dovranno essere censiti, catalogati e numerati proprio su carta.
Numerare i pezzi è importante perché dovrete più di una volta smontarli e rimontarli a secco, per controllare se tutto va al posto giusto.


Il progetto con le misure e i pezzi catalogati e numerati.

 

Una delle tante prove a secco per mettere in pratica quello che si vede sulla carta.

 

Una volta assemblati i pannelli, tutti gli angoli e le zone di rivettatura saranno coperte con uno strato di resina epossidica mescolata a polvere di fibra di vetro.

Inizialmente ho utilizzato la pasta di resina poliestere, ma in seguito sono riuscito a trovare la polvere di fibra, che mescolata all’epossidica, mi dà un tempo di lavorabilità superiore.

Alla fine di tutto, un’ultima colata di epossidica su tutte le pareti, per la colorazione finale.
Mi troverò quindi ad avere un grande contenitore a L in resina.

La seconda parte del progetto sarà la struttura portante, realizzata con listelli di legno, incollati e avvitati.
Inizialmente ho cercato di usare le famose spine, per ridurre il numero delle viti, ma purtroppo, non avendo a disposizione una spinatrice, ho dovuto ripiegare sulla seconda soluzione.

Praticamente, alla fine di tutto questo lavoro la carcassa di resina verrà adagiata e incollata all’interno della struttura e il tutto verrà chiuso alla base con opportuni tiranti in legno verticali.

Come vedete dalle foto, la struttura portante è fatta da listelli, tutti da 8×3,5cm e collegati tra loro con colla poliuretanica e viti 6×120.
In alcune zone ho usato anche del 6 x100 e 6 x80; dipende sempre dallo spessore che dovete assemblare insieme.
Molto importante, vista la lunghezza delle viti, fare un preforo con punta da 5mm e svasare la base con un 8mm per fare rientrare tutta la testa della vite all’interno del legno.
Prendete (ve lo consiglio) delle buone viti antigrippaggio per legno con testa esagonale piuttosto che taglio cacciavite.

Quindi, ricapitolando:

1) Taglio dei pannelli di compensato marino 5mm e prova a secco di come verrà la struttura.

2) Incollare i pezzi portanti e avvitarli; inizialmente basta il solo perimetro di ogni lato, giusto per appoggiare i pannelli.
3) Bloccare i pannelli al perimetro di ogni struttura.
4) Fermare con dei morsetti tutti i principali listelli che tengono la struttura in assetto e iniziare a mettere gli angolari in alluminio, in modo che siano a filo perfetto con il pannello a fianco.
5) Incollare gli angolari ad ogni pannello, forare e rivettare.
Non preoccupatevi se la base inferiore del rivetto entra nel listello, è un ancoraggio in più .

Successivamente, con delle viti da legno da 1,5cm, forate ancora sopra l angolare e avvitatelo saldamente alla cornice di legno del supporto.

Se avete lavorato bene, avrete dei pannelli smontabili con angolari che si incastrareranno perfettamente tra loro.

P.S. in alcune zone, specialmente alla base, ho preferito usare l’angolare, ma come base di incastro del listello da 1cm x 1cm. In questo modo ho una superficie maggiore di contatto e una migliore condizione per la stesura della pasta resina.

 

 

A questo punto possiamo terminare tutti i pannelli, andando a inserire i listelli intermedi di rinforzo, sempre con colla poliuretanica e viti 6×120.

Ora siamo arrivati alla resinatura.
Qui ci sarebbe veramente tanto da scrivere, ma sono straconvinto che il migliore modo per apprendere questa tecnica è provare e riprovare su piccoli campioni.
La resina da sola, senza tessuto o materiale, la si può stendere tranquillamente come una vernice, ma le cose cambiano quando oltre alla resina dobbiamo irrobustire un pannello con il tessuto o la fibra.
La fibra non sono altro che fogli di fibra di vetro stratificati a seconda dello spessore.
Il tessuto, invece, equivale ad avere dei fili di nylon incrociati tra loro.
Io per le mie vasche li ho usati tutti e due; per le zone più soggette ai pesi il tessuto, per le altre la fibra.
Un altro componente per me molto importante per la buona riuscita dell’impermeabilizzazione è il mastice di resina o pasta di resina.


Tessuto 650

Non è altro che resina poliestere più un agglomerato a base di fibra di vetro sminuzzata.
I due componenti, messi insieme, creano una pasta che con l’aggiunta del catalizzatore, una volta spalmata diventerà un’ottima copertura impermeabile.
Oltre alla pasta di resina poliestere, ho scoperto che qui in Tunisia esiste anche della polvere di fibra di vetro, che unita alla resina epossidica mi dà lo stesso risultato della poliestere, ma col vantaggio in più che posso lavorare in ambiente chiuso senza esalazioni di monomero stirenico.

Detto questo, veniamo al lavoro.
Ora che ho tutti i pannelli assemblati, faccio un’ultima prova, per verificare che tutti i pezzi si incastrino e successivamente inizio la resinatura di ogni pannello.
Qui sotto vedete il montaggio a secco prima della resinatura di ogni singolo pannello.

Quindi :

1) Prima mano di resina poliestere su tutte le tavole all’interno del perimetro costruito con gli angolari.
2) Prima mano di fibra di vetro 650 più resina poliestere.
3) Seconda mano di fibra di vetro più poliestere nel senso opposto al primo.
4) Rinforzo delle zone soggette al peso eccessivo (pietre) con poliestere e tessuto.

Una cosa molto importante:
fate piccole dosi di resina e quando usate la fibra di vetro picchiettate bene con il pennello sopra la fibra per fare uscire più bolle possibili.
Al posto del pennello, potete usare un rullo in acciaio per aiutarvi nella stesura.
Un trucchetto: io prima di stendere la fibra, faccio un fondo di resina che aiuta parecchio a non fare bolle.

Fatto il grosso del lavoro, si procede con l’assemblaggio delle tavole.
Con l’aiuto di guide a 90° e morsetti, posizionate la vasca in modo definitivo, avendo sempre l’accortezza, che ogni tavola posizionata abbia sempre, nella zona di appoggio, uno strato di colla poliuretanica, e, prima di fissare i due frontali che porteranno i vetri, con un seghetto alternativo tagliate il compensato in eccedenza, in modo da lasciare la sola cornice.


Con l’aiuto del trapano e punte da 6 da 8 e 10 cominciate a bloccare le tavole.
Ora un consiglio: per chi ha la possibilità di usare una spinatrice, l’assemblaggio è molto più semplice, diminuisce il numero di viti, e non occorre preoccuparsi se avvitando un pannello si andrà a toccare una vite inserita dalla parte opposta.
Bisogna pertanto lavorare avvitando con un metodo sfalsato, e pianificando, ancora prima dell’assemblaggio, il numero di viti principali e secondarie, che saranno ovviamente di una lunghezza e diametro inferiore.

Dopo l’assemblaggio dei pannelli, praticate i due fori posteriori da diametro 32mm per i due scarichi del troppo pieno.
Per irrobustire dalle varie sollecitazioni la zona di attacco dei raccordi e per essere sicuro di non avere perdite, ho colato della resina epossidica tutt’intorno, aiutandomi con un tubo da 80 che mi ha fatto da contenitore.
L’ho incollato alla base con poliuretanica e successivamente ho colato l’epossidica.
All’interno della vasca, prima di avvitare i raccordi, cospargere una buona quantità di silicone per essere sicuro che non ci fossero infiltrazioni.

 

Finito coi raccordi, ho provveduto a installare tutto il collegamento con tubo 32 e a regolare l’altezza del troppo pieno a circa 7 cm dallo sbordo.
Ho usato dei raccordi a tre pezzi per avere la possibilità di montaggio e smontaggio della parte idraulica. Il tutto ovviamente è stato incollato con tangit.

Ora, per finire, resta una delle cose che a mio parere è la più importante: l’utilizzo della pasta di resina o mastice di resina per stuccare tutti gli angoli di connessione.
E’ molto importante secondo me fare bene questo passaggio, perché ne deriva la buona riuscita della vasca.
Il mastice di resina non è altro che resina epossidica o poliestere rinforzata con sfridi di vetroresina o polvere di fibra di vetro.
Una volta amalgamata, deve essere spatolata su tutti i punti di connessione dei pannelli, arrivando quasi a coprire tutto l’angolo in verticale e formando cosi un cordolo, che, da asciutto, diviene un punto di rinforzo e un sicuro sistema di impermeabilizzazione.

Nella mia vascona ne ho usati quasi 6 kg, ma posso garantirvi che ne vale la pena, per la sicurezza. Il costo qui a Tunisi non è elevato, la poliestere costa quanto un kg di resina poliestere.

Fase successiva è la messa in posa del vetro che dovrà essere almeno 2cm meno del margine della cornice. Es.: se avete una cornice alta 6 cm che misura 200×80 ai margini, il vetro che dovrete acquistare sarà 196×76. Avrete una colonna visiva d’acqua comunque di 68cm.
Il vetro deve essere ben pulito e sgrassato.

Stendete una buona dose di silicone intorno alla cornice e quindi appoggiate il vetro.
Tenete in LEGGERA pressione il vetro con l’aiuto di tavole appoggiate in orizzontale sul vetro e bloccate alla cornice mediante morsetti. Mi raccomando, leggera pressione, quel tanto che basta per vedere fuoriuscire il silicone per tutto il bordo della cornice.

Se la vasca è una vasca standard, vi basta rovesciarla, in modo che la cornice poggi per terra, e quindi, una volta messo il silicone e appoggiato il vetro, occorrerà poco peso per avere lo sbordamento. Con la spatolina, rifinite bene tutti i lati in modo da creare un buon cordolo e controllate che il silicone sia entrato per tutto il perimetro.

Aspettate almeno 3 giorni e nel frattempo mettete i tiranti verticali.
Solito sistema colla poliuretanica e viti 6×100.
Io ho usato delle tavole 10x3cm per arredamenti esterni, già trattate in autoclave.
E’ consigliato non incollare subito i tiranti ma bloccarli con le sole viti fino a che non avete fatto la prova di tenuta, poiché, nel caso doveste intervenire successivamente per una correzione, li possiate togliere con facilità.

Bene, ora il tocco finale.
Prendiamo dell’acrilico del colore che preferiamo (io ho scelto blu laguna) e lo diamo per fare il nostro sfondo. Io ho usato il rullo, in questo modo non si vedono i punti di contatto pennello/parete.
Quando lo sfondo si sarà asciugato, passiamo sempre con il rullo la prima mano di resina epossidica e aspettiamo almeno un giorno (temperatura min 15 gradi).

Il giorno successivo, diamo la seconda mano di resina epossidica per sicurezza, stendendola sempre con il rullo. Poi lasciamo asciugare per una settimana.
La fase successiva è la prova di tenuta, riempite la vasca fino all’orlo del troppo pieno e tenetela almeno per 15giorni.

Verificate giornalmente se c’è qualche perdita, in tal caso individuate la zona, svuotate, asciugate e andate di pasta di resina per chiudere l’eventuale fuga.
Non fatevi prendere dal panico, può capitare e non vi è nessun problema; l’importante è individuare bene la falla per intervenire.

 

Finita la fase di prova di tenuta, si sigillano i tiranti e si fanno gli ultimi controlli del caso.
Per la copertura della vasca io ho usato del normale compensato da 0,5cm rinforzato con i listelli 1x1cm tutto intorno e resinato all’interno con epossidica
Si mettono i listelli perimetralmente in modo che facciano da battuta al bordo della vasca.
Ho fatto 4 aperture rettangolari 60×20 dopodichè ho rinforzato anche in questo caso tutti i bordi.
Dal vetraio mi sono fatto fare 4 lastre da 5mm 65x25cm che poggiano direttamente sopra i fori.
Successivamente mi sono costruito 4 mini plafo dove ho posizionato 4 PLL da 54W 6500K
Per me è una buona soluzione, visto che posso fare manutenzione al vetro e alle lampade senza andare ad aprire tutto il supporto.

 

Infine ho incollato il tappetino in gomma al fondo; la vasca avrà parecchie pietre e quindi meglio mettere un supporto per evitare eventuali scivolamenti.
Ho riempito e fatto 2 lavaggi con 1 kg di carbone alla volta per 5 giorni dopodiché ho iniziato l’allestimento e messo i pesci.


Riempimento della vasca.

Una volta che tutto si è stabilizzato posso godermi lo spettacolo.

In un anno e mezzo ho costruito tre vasche in legno, partendo da 120, la seconda 250, la terza 360. E’ inutile dire che è una sensazione incredibile riuscire a costruire di sana pianta vasche di queste dimensioni.

Per chi si volesse cimentare nella costruzione di tali vasche, occorre sicuramente un po’ di manualità nel lavorare il legno e una buona abilità nella stesura della resina.

Non abbiate fretta e ricordatevi che i tempi di essiccamento della resina, specialmente nei periodi invernali è di gran lunga superiore a quello che è scritto nelle istruzioni.
Utilizzate il mastice di resina; non ha importanza che sia poliestere o epossidica, il mastice spatolato lungo gli angoli di connessione vi dona sicurezza e vi corregge eventuali imperfezioni di resinatura.

Usate sempre guanti di lattice ogni volta che usate la resina indipendentemente dal fatto che sia poliestere o epossidica.
Se è possibile cercate sempre di lavorare in un ambiente dedicato e fate sempre attenzione agli utensili che utilizzate, che siano idonei all’utilizzo corrente.

Una volta dato il colore, date sempre le ultime due mani a rullo con epossidica; in questo modo sarete facilitati con i lavaggi di carbone e renderà la vasca inattaccabile da ipotetici problemi di osmosi (se è resinata come si deve potete stare certi che sono nulli).

Che dire in più ,non ho menzionato il sistema di filtraggio perché se no avrei scritto troppo ma cmq la vasca è fornita di sump più percolatore e due filtri: uno esterno più uno interno, nella parte più corta.

In futuro mi è rimasta l’ultima vasca da 200x60x60 in vetro che è a fianco di questa….chissà forse, se mi viene ancora la voglia….

Infine non mi resta che ringraziare veramente tutti quelli che mi hanno sostenuto in questo pazzo progetto a iniziare da tutti gli amici del forum malawitosi e acquaportal, che con i loro preziosi consigli tecnici mi hanno dato la possibilità di realizzare al meglio il lavoro.

Un ringraziamento particolare, per avermi dato la possibilità di apprendere questa tecnica, va agli amici francesi di aquasquale: è da li che ho iniziato a fare i primi passi ed è da li che ho preso spunti per costruire la mia prima vasca.

Infine, un grazie di cuore alla mia dolce metà, che in questo anno e mezzo ha sopportato in silenzio il caos e i traslochi di acquari per tutta la casa, senza dimenticare che per quasi 4 mesi non abbiamo avuto l’accesso alla sala.

Nel caso abbiate bisogno di qualche info supplementare potete scrivere a nonnorientale


ATTENZIONE!

Negli articoli dedicati al fai da te vengono descritte esperienze di appassionati italiani che vogliono, unicamente a titolo dimostrativo, mostrarci e renderci partecipi dei loro risultati nella costruzione artigianale di accessori di acquariofilia.
Ricordiamo che molti progetti avendo a che fare con impianti elettrici e l’utilizzo di macchinari e strumenti di lavoro possono essere pericolosi, e che le modifiche apportate ad accessori già esistenti, rendono l’accessorio non più a norme CE e pertanto con la garanzia non più valida.
Nel caso qualcuno volesse ugualmente cimentarsi nella realizzazione di questi progetti, sia Acquaportal sia gli autori del progetto stesso non si assumono in alcun modo responsabilità in caso di incidenti o guasti di qualsiasi tipo essi siano. Nel caso di realizzazione ricordiamo infine che alcune lavorazioni necessitano di strumenti di protezione.


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