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Gestione Acquario Marino by Ink

15/05/20130

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  • 1 Introduzione
  • 2 La composizione dell’acqua
  • 3 Misurazione e precisione
  • 4 Allestimento della vasca
  • 5 Popolazione
  • 6 Gestione dei nutrienti
  • 7 Organico ed inorganico
  • 8 Alimentazione ed integrazione
  • 9 Conclusioni

Introduzione

Alcuni anni fa, quando ero alle prime armi con una vasca marina di barriera, sentii dire per la prima volta che se l’acqua è “a posto”, i coralli “devono” crescere.  Abituato a pensare che ogni vasca è “un mondo a sé”, pensavo ci fossero troppe variabili per ottenere facilmente un’acqua perfetta. Più di recente, discutendo con Alexander Girz, questi mi ribadì il concetto che la crescita dei coralli dipende più dalla composizione dell’acqua che dal carico di nutrienti, tanto che, nella sua esperienza, se i coralli trovano  condizioni adatte, crescono anche con nutrienti molto bassi, tali da non doverli misurare coi comuni test, anche i più precisi. Invece, dai nutrienti dipende solo la concentrazione di zooxanthellae nei coralli; man mano che i nutrienti scendono, i coralli schiariscono e viceversa e quando i nutrienti scendono al di sotto di una certa soglia che non permette la vita, i coralli muoiono andando in RTN (Rapid Tissue Necrosis), il più delle volte a partenza dalle punte e senza che abbiano smesso di crescere prima del disastro.
Ho così deciso di adattare la mia gestione intorno a questo punto fermo: avere l’acqua più perfetta possibile. Avrei dedicato la massima attenzione alla preparazione dell’acqua nuova, non avrei integrato alcun prodotto che potesse sbilanciarne la composizione e nel contempo avrei aggiunto il minimo carico organico possibile per far scendere naturalmente i nutrienti, regolandomi solo guardando il marrone nei coralli e tralasciando i test.

La composizione dell’acqua

L’acqua marina naturale (Natural Sea Water – NSW) è fatta da acqua (H2O) e da ioni che stanno in soluzione dentro di essa. Di seguito trovate una tabella che riporta la distribuzione del 99,9% dei soluti presenti nell’acqua marina naturale. Il restante 0,1% è composto da una miriade di ioni chiamati elementi traccia, presenti appunto in quantità minima.

IoneConcentrazione
(ppm)
Proporzione della salinità (%)
Cloro (Cl)1934555.03
Sodio (Na)1075230.59
Solfato (SO4)27017.68
Magnesio (Mg)12953.68
Calcio (Ca)4161.18
Potassio (K)3901.11
Bicarbonato (HCO3)1450.41
Bromo (Br)660.19
Borato (BO3)270.08
Stronzio (Sr)130.04
Fluoro (F)10.003

Quando avviamo una vasca prepariamo artificialmente acqua marina: per fare ciò utilizziamo dell’acqua di osmosi inversa e sciogliamo in essa del sale sintetico. Nel corso della vita della nostra vasca, ogni cosa che immettiamo nell’acqua, tenderà ad accumularsi in essa, provocando col tempo degli squilibri che allontaneranno sempre più la composizione dell’acqua da quella della tabella sovrastante. E’ un processo lento, che si verifica nell’arco di mesi o anni e si manifesta in modo molto subdolo: lentamente, molto lentamente, le cose cominciano ad andare sempre peggio. Un corallo alla volta comincia a peggiorare il suo stato di salute e la crescita. Ad un certo punto troveremo coralli che stano egregiamente, in salute perfetta, ed altri di cui non troviamo motivo del perché non vadano bene.


Punte di un’acropora che ha ripreso a crescere dopo un periodo di malessere: notate i rami con coralliti radiali (laterali) di dimensioni ridotte, quasi consumati; la punta nuova, in crescita attiva ha coralliti radiali ben marcati ed evidenti. Un corallo che ha mantenuto una buona salute e crescita ha coralliti ben evidenti in tutta la colonia.

Siamo partiti dal presupposto che la composizione dell’acqua è il principale fattore influenzante la crescita e la salute de nostri ospiti. I nostri maggiori sforzi devono essere pertanto rivolti a mantenere la nostra acqua il più simile possibile alla NSW. Ogni volta che aggiungiamo qualcosa all’acqua della nostra vasca, stiamo probabilmente spostandoci da quell’equilibrio iniziale. Ogni volta che evapora acqua e rabbocchiamo con acqua d’osmosi, tutto ciò che è in essa contenuto al di là delle molecole di H2O, si accumulerà in vasca. Pensate a quanti litri d’acqua d’osmosi rabboccate in un anno. Se nell’acqua di rabbocco ci fossero trascurabili quantità di qualche elemento traccia, nel corso di un anno, la quantità aggiunta di quell’elemento potrebbe risultare tossica. E’ pertanto doveroso produrre acqua più pura possibile e credo che non ci manchino né i mezzi per farlo, né per verificarlo. Un buon impianto, se ben mantenuto, sta alla base di una buona riuscita specie sostituendo i componenti di consumo con la giusta frequenza e verificando costantemente con un TDS-meter (misuratore di sali disciolti) o, meglio con un conduttivimetro la qualità dell’acqua che produciamo.

Misurazione e precisione

Nella gestione della nostra vasca abbiamo tutti imparato che i test sono fondamentali per verificare se stiamo agendo correttamente e, eventualmente, per mettere in pratica delle correzioni qualora i risultati mostrino delle anomalie. Ma se i risultati dei test non fossero corretti? Se i valori reali fossero giusti e il test ci mostrasse un valore lontano dalla realtà? Cosa accadrebbe? Probabilmente prenderemmo dei provvedimenti sbagliati oltre che inutili, provocando noi stessi  un’anomalia che prima non esisteva.
In passato più volte sono stati pubblicati articoli che hanno dimostrato quanto i test chimici diano risultati quantomeno fantasiosi. Lo stesso vale per altri strumenti di misurazione, come densimetri, rifrattometri, phmetri ed altro, specie se utilizzati in modo scorretto. Inoltre ogni strumento di misura comporta un errore e sta a noi conoscere le caratteristiche di questo per evitare di crearne ulteriori.
Come detto poco più sopra, la maggior parte dei test chimici sbagliano e di grosso: infatti alcuni sbagliano anche alla prima misurazione per poi degenerare ulteriormente nel corso di pochi mesi. Il mio consiglio è di farne uso il meno possibile. Per gestire una vasca marina è sufficiente controllare pochissimi parametri. Personalmente utilizzo frequentemente (ogni 3 o 4 giorni) solo il test del kh, che ritengo sufficientemente affidabile. Ogni qualche settimana (o mese) controllo il calcio. Ritengo comunque che i test della triade (kh – Ca – Mg) siano gli unici utili, specialmente quello del kh; i restanti due acquistano importanza nel caso utilizziate il metodo Balling. Il test del potassio potrebbe essere utile, ma necessita di ulteriori valutazioni prima di poter dire qualcosa di più certo in merito. Dedicate sforzi maggiori a non peggiorare la qualità della vostra acqua, piuttosto che a fare test inutili.
La salinità è anch’essa un parametro fondamentale da tenere sotto controllo. La maggior parte degli strumenti la stimano in modo indiretto, utilizzando la rifrazione della luce che attraversa il liquido, oppure la spinta data dalla densità dello stesso, oppure il passaggio di corrente elettrica all’interno della soluzione. E’ necessario conoscere le caratteristiche dello strumento che utilizziamo e capire come e quando può sbagliare. Ritengo che i densimetri, se ben costruiti, possano essere molto precisi, ma tuttavia scomodi da usare. Sono disponibili in commercio densimetri molto grossi e pesanti con scale di misura ad alta risoluzione, specifici per l’acqua marina, rendendoli molto precisi. E’ necessario sapere che ogni densimetro è tarato ad una precisa temperatura (solitamente 25°C se specifico per acquariofilia) e andrebbe utilizzato a quella temperatura. Sono solitamente disponibili delle tabelle di conversione per calcolare la densità-salinità ad altre temperature vicine, ma il mio consiglio è di utilizzare la temperatura a cui è stato calibrato lo strumento. Vi basterà prelevare una quantità di poco superiore a quella necessaria per la misura e lasciarla raffeddare (in un contenitore chiuso per evitare evaporazione) o scaldarla pochi secondi nel forno a microonde (sempre in un contenitore chiuso). Ricordate di mescolare sempre bene la soluzione affinchè la temperatura sia omogenea e verificate di aver ottenuto la temperatura desiderata. Personalmente uso un grosso densimetro, ma solo per verificare la calibrazione del rifrattometro.
I rifrattometri sono strumenti molto più maneggevoli e rapidi da utilizzare. Tuttavia il loro risultato è, a mio avviso, meno preciso e più soggetto a errori. Dipende infatti non solo dalla temperatura dello strumento e dell’acqua (attendete almeno 30 secondi da quando mettete le gocce d’acqua, prima di effettuare la lettura), ma anche dalla composizione chimica dell’acqua: se la composizione è diversa, ma pur di uguale salinità totale, rifrange la luce in modo differente, mostrando un risultato differente. I rifrattometri sono inoltre strumenti che perdono la corretta taratura in tempi brevi, necessitando una ri-calibrazione frequente. La calibrazione andrebbe fatta sia per lo zero (per cui è sufficiente acqua di osmosi) che a 3,5% di salinità, per la quale serve una soluzione nota. L’unica accertata affidabile (che ha cioè un indice di rifrazione identico a quello dell’acqua marina) è quella della American Marine Inc., Pinpoint 53 mS. Ricordate che i rifrattometri variano il risultato con la temperatura e a mio parere lo fanno anche quando dotati di sistema automatico di compensazione della temperatura (Automatic Temperature Compensation – ATC). Pertanto è d’obbligo ricalibrarli ogni qualvolta cambia la temperatura a cui sono esposti (es: ai cambi stagionali ove muta la temperatura della stanza). Tenete lo strumento sempre nello stesso posto ed evitate di utilizzarlo dopo averlo esposto a sorgenti di freddo o caldo. Come ho scritto sopra, una possibile soluzione è di confrontare la lettura del rifrattometro con quella di un buon densimetro.
Non so purtroppo dirvi nulla sui conduttivimetri, poiché non ne ho mai utilizzati per la salinità.


Rifrattometro e densimetro di precisione a confronto: si noti la dimensione del densimetro, che permette notevole accuratezza delle misure effettuatte.

La temperatura della vostra vasca è un parametro molto importante, che deve esser sempre considerato e che in rari casi di errore potrebbe portare problemi la cui causa non viene facilmente identificata. E’ buona norma avere più di un termometro a disposizione: è improbabile che tutti i vostri termometri comincino contemporaneamente a sbagliare. Per la calibrazione di un termometro, la migliore soluzione che abbia trovato, è quella di utilizzare una soluzione di acqua (il meno possibile) e ghiaccio. Questa soluzione, fatta da acqua di fusione del ghiaccio, da mescolare di frequente per mantenerla omogenea, ha una temperatura esattamente di 0°C.

Allestimento della vasca

Credo che il forum sia pieno di topic dove si chiedano consigli su cosa scegliere nel momento in cui si deve allestire una vasca. Credo che chi si trovi ad iniziare con la sua prima vasca farebbe meglio a scegliere le metodiche e le soluzioni tecniche da più tempo in uso ed accertate come valide. Per questo vi parlerò essenzialmente del metodo berlinese. Lascio ad altri il compito di discutere di gestioni basate sul DSB o altro, con cui non ho esperienza diretta. Gli elementi che contraddistinguono il metodo berlinese sono una giusta quantità di rocce vive di buona qualità e ben spurgate; luce potente; uno schiumatoio adeguato e movimento sufficiente. Niente sabbia sul fondo, ma il solo vetro nudo, che col tempo si coprirà di incrostazioni e di animali viventi, tanto che non lo noterete nemmeno più. Questo, a mio avviso, è il metodo più semplice e con cui è più facile raggiungere i risultati sperati. Credo che il miglior modo di procedere sia quello di dimostrare a sé stessi di poter raggiungere risultati innanzitutto nel modo più semplice e rodato che si conosca, prima di tentare di complicarsi la vita con metodi meno rodati.
Non mi addentrerò in consigli sulle soluzioni tecniche, di cui il forum è pieno, ma sottolineo solo il concetto che a mio avviso la potenza della luce difficilmente può essere troppa, qualunque acquario di barriera voi allestiate; ve ne parlerò più avanti in dettaglio.
Ricapitolando, abbiamo preparato acqua pura a sufficienza, l’abbiamo scaldata alla giusta temperatura, abbiamo sciolto in essa il sale (si versa poco per volta nell’acqua, lasciando il tempo necessario per scioglierlo, senza provocare precipitazioni) e abbiamo verificato che la salinità sia perfetta (3,3 – 3,5%). Abbiamo quindi creato la rocciata secondo il nostro gusto, stiamo dando luce, movimento e lo schiumatoio è attivo. Per non dimenticare nulla, abbiamo un valido e preciso sistema di rabbocco, che immette acqua pura quando l’acqua della vasca si riduce di volume per via dell’evaporazione.

Popolazione

Nella mia visione di vasca marina, i coralli sono più importanti dei pesci. Se voglio avere dei coralli perfetti, dovrò scegliere i pesci in funzione dei coralli.
Non solo, sarà l’aspetto dei miei coralli a guidarmi nell’introduzione dei pesci, senza comunque mai scegliere pesci inadatti alla tipologia e dimensione della mia vasca, né tantomeno introdurne un numero eccessivo.
La scelta dei coralli (in questa mini-guida intendo sempre e solo coralli zooxanthellati) va fatta in base alla luce disponibile. Se i limiti di luce massima tollerabile da un corallo sono generalmente difficili da raggiungere, è invece più probabile accada il contrario. Non potremo perciò inserire coralli che richiedono forte illuminazione se la luce è troppo scarsa in quel punto.

Contrariamente a quanto mi capita sovente di leggere, ritengo che coralli molli e LPS non disdegnino affatto illuminazione anche molto forte e la natura ne è la prova: basta guardare gli ambienti in cui vivono le suddette specie. Pertanto ritengo altrettanto corretto illuminare in modo intenso una vasca popolata da coralli molli e LPS.

Gestione dei nutrienti

Il nostro scopo è quello di avere parametri il più vicino possibile alla NSW, con inquinanti inorganici davvero molto bassi, in modo che i nostri coralli abbiano un colore chiaro, ma intenso, senza essere eccessivamente coperti di zooxanthellae, che li farebbero apparire marroni. Per fare ciò, dobbiamo regolare l’ingresso (IN) e l’esportazione/consumo (OUT) di sostanze nutritive. L’insieme dell’IN comprende i pesci ed il loro cibo, nonché tutte le sostanze nutritive che aggiungiamo; l’OUT comprende invece lo schiumatoio, i coralli stessi e la luce (intensità e durata), che agirà sulla crescita di alghe e batteri.
Per tale motivo in precedenza dicevo che è meglio avere una luce potente. La luce è il motore della vasca. Una luce potente “fa consumare” i nutrienti ed agisce in concerto con lo schiumatoio per ridurli. Maggiore sarà l’efficienza dello schiumatoio, maggiore l’intensità della luce e maggiore la sua durata, più rapidamente verranno consumati i nutrienti. In linea di massima, credo che le ore di luce piena (tutto il parco luci acceso)  debbano essere almeno 8; il limite massimo non lo conosco, personalmente ho provato a dare 13 ore di luce, ma nel forum leggiamo di alcun utenti che ne danno anche di più. La durate del fotoperiodo è comunque dipendente dalla potenza dalla luce: utilizzando delle luci di media potenza, è possibile compensare la mancanza dando più ore di luce.

Come è possibile capire che i nutrienti stanno riducendosi senza fare i test? Semplicemente guardando quante zooxanthellae hanno i coralli. Può sembrare difficile, ma se una vasca funziona ed i coralli stanno bene, è semplice vedere tutti i coralli perdere il marrone, lasciando posto al colore vivo e imparando a valutare ad occhio la quantità di nutrienti: più sono scuri i coralli, più nutrienti ci sono in circolazione e non ci serva alcun test per capire che i nutrienti sono alti e che dobbiamo ridurli.
La concentrazione di nutrienti è determinata dall’equilibrio tra immissione “IN” (numero di pesci e quantità di cibo che viene dato loro) ed esportazione “OUT” (luce e schiumatoio). Se vedremo calare troppo i nostri nutrienti, cioè i coralli diventano eccessivamente chiari, possiamo ridurre l’OUT (riducendo le performance dello schiumatoio oppure utilizzandone uno più piccolo, plafoniera più alta, riduzione della durata del fotoperiodo), oppure aumentare l’IN (dare più cibo ai pesci o inserire altri pesci se la vasca lo permette). Qualora accadesse l’opposto (i nutrienti salgono ed i coralli scuriscono) possiamo schiumare in modo più efficiente, aumentare la luce (intensità/durata) o ridurre il cibo ai pesci o ridurre il numero di pesci togliendoli dalla vasca.

Come detto sopra,  ritengo inutile cercare di desumere il carico di nutrienti con i test chimici e farmi indirizzare da loro. Innanzitutto perché i valori di una vasca che funziona devono essere non rilevabili dai comuni test e comunque perché anche quando i test mostrano un valore non rilevabile, i nutrienti possono ancora essere alti, tali da rendere i coralli marroni e necessitare un’ulteriore riduzione dei nutrienti, cosa che leggendo i test potrei ritenere sbagliata. Al contrario, un risultato molto alto non aggiunge nulla a quanto vedo già con i miei occhi.

Organico ed inorganico

Sono due insiemi tra loro collegati infatti, schematizzando il concetto, potete immaginare l’organico come l’insieme di tutte le forme di vita e prodotti organici ad essi collegati che vanno ad alimentare i nostri coralli. Non sono una forma di inquinamento, ma è come per noi introdurre un’eccessiva quantità di cibo: ci farà ingrassare; per i coralli fa aumentare le zooxanthellae.  Quando l’organico è talmente elevato, una parte verrà trasformata in inorganico (ammoniaca, nitriti, nitrati, fosfati), divenendo misurabile.


Rappresentazione schematica della relazione tra carico organico ed inorganico (NH4, NO2, NO3 e PO4): come due vasi comunicanti, una volta raggiunto il livello della comunicazione, i due vasi si riempiono di pari passo. Il liquido è stato rappresentato marrone poiché l’insieme dei nutrienti è proporzionale alla concentrazione delle zooxanthellae. (O = Organico; I = Inorganico).

Pensate a due vasi comunicanti. Il secondo vaso (quello dell’inorganico), comincia a riempirsi solo quando l’organico raggiunge un certo livello. Se l’organico sale ulteriormente, sale anche l’inorganico, diventando sempre maggiore. Al contrario, anche quando è presente una quota sostanziosa di organico, tale da far scurire i nostri coralli, l’inorganico è zero; dovremo tuttavia regolarci guardando i nostri coralli per capire se ridurre ulteriormente. Ricordate però che non vi corre dietro nessuno: se non siete certi di doverlo fare, fatelo molto lentamente per avere tutto il tempo di valutare i risultati.

Alimentazione ed integrazione

Serve davvero poco alla nostra vasca e non dimenticate che tutto quello che mettete in vasca, ci rimane, almeno in parte a seconda dei cambi d’acqua effettuati, che tratteremo di seguito. A mio avviso per avere risultati buoni è sufficiente dare il cibo secco ai pesci: un piccolo pizzico quotidianamente (io preferisco i fiocchi, perché si disperdono in tutta la vasca alimentando anche i pesci più timidi). Sempre a mio avviso, non serve alimentare i coralli in modo diretto, specialmente con cibi solidi particolati. Nella mia esperienza ho sempre avuto l’impressione che oltre ad essere superflui, alimentino molto bene cianobatteri ed aiptasie, nonché actinodiscus, qualora non li voleste. Non posso darvi al momento un parere univoco su alimenti liquidi (prevalentemente composti da aminoacidi ed acidi grassi): spero di poter dare aggiornamenti futuri. Ribadisco il concetto espresso nell’introduzione: serve davvero poco cibo, i coralli crescono comunque se l’acqua ha una composizione ottimale. I tiraggi da sotto si verificano su coralli debilitati da situazione precedenti o da condizioni imperfette dell’acqua o nella fase di adattamento alla riduzione di nutrienti, quando in precedenza erano alti. Non ha alcuna utilità alimentare quando compaiono.

Per quanto riguarda l’integrazione di calcio-carbonati i metodi principali sono due: reattore di calcio e metodo Balling. Il reattore di calcio scioglie materiale calcareo di varia natura utilizzando CO2. Ha l’effetto di fare abbassare il ph della vasca, ma integra in modo sempre bilanciato calcio e carbonati e, se utilizzate corallina o ARM, integra anche altre sostanze, che i coralli depositano nello scheletro.
Il metodo Balling, senza entrare nei dettagli, integra calcio e carbonati ed eventualmente magnesio, nonché effettua un piccolo cambio d’acqua regolare (utilizzando sale privo di NaCl e rimuovendo regolarmente acqua della vasca, come prevede il metodo completo) e non immette CO2, mantenendo un pH più alto. Tuttavia ritengo che  sia più probabile creare squilibri ionici con questo sistema: infatti basta errare la concentrazione delle soluzioni (pensate anche solo alla progressiva idratazione dei componenti, modificando la composizione), basta che le tre dosometriche non siano precise e dosino quantità differenti tra loro, basta che le polveri non siano pure e immettano altre sostanze oltre a quelle che vorreste. Il reattore di calcio scioglie tutto ciò che i coralli usano, bilanciati secondo natura, a prova di errore. Nel Balling è inoltre doveroso controllare periodicamente Ca e Mg, con i relativi problemi di errore dei test chimici.
Microelementi: è un tema per me in divenire, ma su cui ho alcune certezze. Posso dirvi che senza fare alcuna integrazione si ottengono risultati già stupefacenti. Posso dirvi che i più grandi acquariofili che conoscete integrano davvero pochi elementi ed in minima quantità. E posso dirvi che è meglio non integrare che farlo a caso. Ogni volta che immettiamo sostanze, spostiamo l’equilibrio ionico: aggiungiamo un elemento, che è nella maggior parte dei casi legato a cloro o sodio, che aumenterà inesorabilmente in vasca. Perciò il mio consiglio è di non integrare nulla, risparmiate piuttosto i soldi e i vostri coralli vi ringrazieranno. Ricordate che quando la vasca comincia ad andare male, è perché NOI abbiamo squilibrato, di solito nell’arco di molti mesi, la composizione dell’acqua.
Cosa fare in questi casi? Non potendo cambiare integralmente l’acqua per sostituirla con acqua “perfetta”, a mio avviso, la soluzione migliore è fare due o tre grossi cambi ravvicinati del 40-50% ciascuno. Questo costituisce comunque un grosso trauma per la vasca, ma pur sempre minore che lasciare l’acqua nelle condizioni di partenza. Rimane da valutare l’utilità di fare cambi ingenti in modo programmato (ogni 6 mesi – 1 anno), quando non vi sono apparenti problemi.
I comuni cambi d’acqua hanno il solo scopo di prevenire squilibri della composizione dell’acqua, vanno fatti regolarmente ed a regola d’arte, tenendo presente tutto quanto ho scritto in questo articolo: purezza dell’acqua d’osmosi inversa, temperatura e salinità finale, senza provocare precipitazioni. Un altro concetto importante è che i cambi d’acqua non hanno lo scopo di ridurre i nutrienti, che invece devono essere bassi a seguito del funzionamento corretto della vasca.
Non esiste una regola per la giusta entità e frequenza dei cambi d’acqua. Sono tuttavia convinto che siano migliori cambi piccoli e frequenti, piuttosto che grossi cambi diradati, poiché i primi alterano meno le condizioni della vasca, che necessita della maggiore stabilità e costanza possibili. Ricordate che non c’è differenza sostanziale in termini di variazione dei valori tra piccoli cambi frequenti e grossi cambi diradati nel tempo a parità di quantità d’acqua totale cambiata. Per tale motivo ritengo migliore e per questo sto effettuando da alcuni mesi cambi giornalieri del 1%. Cambiare ogni giorno 1% dell’acqua, corrisponde a cambiare ogni mese il 26% dell’acqua circa. Avendo un grosso contenitore di stoccaggio per l’acqua salata nuova, si effettua il cambio in pochissimi minuti e la variazione di qualunque parametro dell’acqua della vasca è trascurabile, fattore fondamentale per i nostri ospiti, che esigono stabilità dei parametri chimici. Non è nemmeno necessario controllare la temperatura dell’acqua nuova, poiché non modifica in modo rilevabile quella della vasca.

Conclusioni

Credo che questa mini-guida contenga tutte le nozioni per una gestione semplice ed efficace. L’ho scritta con lo scopo di aiutare a raggiungere dei risultati soddisfacenti senza sforzi (anche economici) e per evitare inutili errori che hanno come conseguenza la morte di esseri viventi e spesso l’abbandono di questa magnifica passione. Non perdete mai di vista i pochi concetti fondamentali di cui ho lungamente scritto più sopra e che vi ricordo di seguito in poche semplici parole:

  • La salute e la crescita dei coralli dipendono solo dalla composizione dell’acqua
  • I nutrienti non influenzano in modo sensibile la crescita dei coralli
  • Utilizzate sempre acqua (d’osmosi) più pura possibile e fate di tutto per mantenerla tale
  • Utilizzate un buon sale completo
  • Ponete la massima attenzione e precisione in poche misurazioni, utilizzando strumenti calibrati
  • Ogni prodotto che aggiungete all’acqua della vostra vasca, ne modifica inesorabilmente la composizione
  • Si raggiungono ottimi risultati senza aggiungere alcun prodotto.

Buon divertimento.

Di seguito una lista di letture che ritengo molto importanti per l’acquariofilo:
Chemistry and the Aquarium: Specific Gravity: Oh How Complicated!
http://www.advancedaquarist.com/2002/1/chemistry
Aquarium Chemistry: Measuring pH with a Meter.
http://www.advancedaquarist.com/2004/2/chemistry
Aquarium Chemistry: An Attempt to Test Test Kits.
http://www.advancedaquarist.com/2012/6/chemistry
Equipment Review: Inexpensive Aquarium Thermometers – Bargains or Reef Killers? Plus Notes on Thermometer Calibration.
http://www.advancedaquarist.com/2010/6/review
Refractometers and Salinity Measurement.
http://reefkeeping.com/issues/2006-12/rhf/index.php
A Simplified Guide to the Relationship Between Calcium, Alkalinity, Magnesium and pH.
http://reefkeeping.com/issues/2006-06/rhf/index.php
A Comparison of pH Calibration Buffers.
http://reefkeeping.com/issues/2005-02/rhf/index.php
Temperature Corrections for Hydrometers.
http://reefkeeping.com/issues/2004-07/rhf/index.php
Calcium and Alkalinity.
http://reefkeeping.com/issues/2002-04/rhf/feature/index.php
Water Changes in Reef Aquaria.
http://www.reefkeeping.com/issues/2005-10/rhf/


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