Inclusi anche pesci tropicali in contesti professionali: pubblicato il decreto attuativo in Gazzetta Ufficiale
Dal 1° gennaio 2026, operatori e proprietari di animali esotici e selvatici, da compagnia e non, saranno obbligati a frequentare un corso di formazione. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto 3 aprile 2025, firmato dal Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, che definisce – sotto forma di manuale operativo – le modalità di erogazione dei corsi e i contenuti formativi. La formazione sarà a carico dei soggetti obbligati.

L’obiettivo è fornire conoscenze aggiornate in materia normativa, gestione e benessere degli animali, biosicurezza, prevenzione e controllo delle malattie, comprese quelle trasmissibili all’uomo. I programmi formativi varieranno a seconda della specie o gruppo di specie detenuti, del ruolo del soggetto e delle attività svolte.
Chi è obbligato alla formazione
Il decreto individua tre categorie principali:
- Proprietari e detentori di animali esotici o selvatici da compagnia, riconducibili alle categorie indicate nell’Allegato I, parte B del Regolamento (UE) 2016/429, qualora soggetti a obblighi di identificazione o registrazione secondo la normativa vigente.
- Operatori, allevatori, trasportatori e chi gestisce attività o stabilimenti dove sono detenuti o movimentati animali esotici o selvatici in forma organizzata o professionale.
- Operatori già formati per altre categorie di animali, che dovranno integrare il proprio percorso con i contenuti specifici previsti per gli esotici e selvatici.
La formazione potrà essere erogata da soggetti pubblici e privati accreditati, tra cui società scientifiche riconosciute dal Ministero della Salute e provider autorizzati a rilasciare crediti SPC. I corsi saranno disponibili nel portale del Centro di referenza nazionale per la formazione in sanità pubblica veterinaria, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna.

Pesci tropicali e acquariofili: cosa cambia
Il decreto può interessare anche chi gestisce specie acquatiche esotiche o selvatiche, ma non coinvolge l’acquariofilia domestica nella sua forma più comune. Serve distinguere chiaramente tra appassionati e operatori professionali.
Non rientrano nell’obbligo di formazione:
- I privati che tengono acquari domestici con specie ornamentali comuni, come guppy, neon, betta, discus o simili, non soggette a particolari obblighi normativi o sanitari.
- Chi non esercita attività di vendita, trasporto o allevamento a scopo commerciale.
Possono invece essere soggetti all’obbligo:
- Commercianti, allevatori, importatori e trasportatori di pesci ornamentali esotici o selvatici, soprattutto se l’attività è svolta in impianti strutturati.
- Privati o enti che detengono specie considerate a rischio o soggette a regolamentazione (es. fauna CITES, specie invasive, animali associati a malattie elencate dalla normativa).
- Acquari pubblici, centri di esposizione o strutture specializzate che ospitano taxa rari o particolarmente sensibili.
Il decreto non fornisce un elenco di specie, ma si riferisce alle categorie di animali indicate nella normativa europea. Per l’ambito acquatico, queste comprendono pesci, crostacei, anfibi e rettili. L’obbligo dipenderà dal tipo di specie detenute, dal contesto operativo e dall’eventuale soggezione a misure di identificazione o controllo.
Quali specie acquatiche possono essere interessate?
Il Regolamento (UE) 2016/429 e la documentazione tecnica associata prendono in considerazione, tra gli altri, pesci potenzialmente coinvolti in episodi sanitari rilevanti. Alcuni esempi:
- Carpe koi e pesci rossi ornamentali, in impianti commerciali, potrebbero rientrare in misure di biosicurezza legate a patologie come il koi herpesvirus (KHV).
- Pangasius, ciclidi africani, piranha o altre specie ornamentali di grande taglia, se allevati, trasportati o commercializzati in contesti regolamentati.
- Specie soggette a restrizioni o normative speciali, come fauna CITES o potenzialmente invasiva.
Impatto sulla filiera professionale dell’acquariofilia
La formazione obbligatoria segna un’evoluzione normativa che coinvolge, in modo selettivo, anche il settore dell’acquario ornamentale. In un contesto che richiede crescente attenzione alla biosicurezza, al benessere animale e alla corretta gestione delle specie esotiche, questa misura può contribuire a definire standard più uniformi e competenze condivise.
Per chi opera nel settore dell’acquariofilia professionale, sarà utile monitorare i portali ufficiali — in particolare quello dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, dove saranno pubblicate le offerte formative accreditate.
Fonti utili: