Mikrogeophagus ramirezi, detto anche Ciclide nano farfalla, è uno dei pesci d’acquario più amati per colore, temperamento e riproduzione.
Piccolo ciclide nano sudamericano tra i più apprezzati dagli acquariofili, il Mikrogeophagus ramirezi è noto per i suoi colori sgargianti e per il comportamento generalmente pacifico. A dispetto della reputazione aggressiva dei ciclidi, questa specie tende a evitare i conflitti, anche durante il periodo riproduttivo: i maschi possono darsi qualche rincorsa, ma raramente arrivano a veri scontri.
Conosciuto anche con i nomi di Papiliochromis ramirezi o Pseudoapistogramma ramirezi, è stato descritto per la prima volta da Myers e Harry nel 1948. Per via della vecchia classificazione, è talvolta indicato come Apistogramma ramirezi.
I primi a descriverlo sono stati Myers e Harry, nel 1948.
Distribuzione e ambiente di vita in libertà

Il pesce è diffuso nel bacino sudamericano dell’Orinoco, precisamente nei fiumi che scorrono nei llanos, praterie erbose stagionalmente inondate dalle piene dei fiumi, della Colombia e del Venezuela.
L’Apistogramma ramirezi è un pesce che si definisce bentofago, cioè che cerca il cibo nel suo ambiente di vita, grufolando sul fondo sabbioso o fangoso, smuovendolo a caccia delle piccole prede, qualunque esse siano, purché di suo gradimento, oppure tutto ciò che è commestibile. Dopo aver preso in bocca un po’ del substrato, lo filtra e lo espelle attraverso le branchie e la bocca, trattenendo il cibo; però, può abboccare anche il cibo in sospensione nell’acqua.
Aspetto, colorazione e aspettativa di vita
Il corpo è alto con i fianchi leggermente compressi e il muso leggermente appuntito. La pinna dorsale, ben sviluppata e lunga, ha i primi due raggi più lunghi del resto; le pinne pettorali e la anale sono abbastanza grandi; la pinna caudale, di buone dimensioni, è a forma di trapezio. La colorazione è meravigliosa, sgargiante ed è difficile darne una descrizione, ma ci si prova. Il colore di fondo parte da un colore rosato sul muso che, andando verso la coda, tende a un bruno giallastro per diventare un giallo tenue, sempre più chiaro sul ventre.
Macchie azzurro cielo chiaro decorano la testa, mentre dello stesso colore sono i puntini sparsi su tutto il corpo e sulle pinne. Una macchia nera si trova nella parte centrale alta del corpo e un’altra è alla base della pinna dorsale.
Se tenuto al meglio, il nostro può fare compagnia per 5 o 6 anni.
Dimorfismo sessuale
Quando i pesci sono adulti, non è difficile distinguerne i sessi, giacché i maschi, che possono raggiungere i 5 centimetri di lunghezza, sono leggermente più grandi delle femmine e la loro colorazione è più intensa.
Acquario e parametri dell’acqua
L’acquario, per una coppia, va bene se ha una capienza di 70-80 litri; per un gruppetto, è necessario che sia più capiente.
Il fondo deve essere di sabbia fine, che è destinato a essere esplorato dal pesce come avviene in natura; ghiaietta o piccoli ciottoli possono arrecargli danno alla bocca e alle branchie.
Per l’arredamento si possono usare rocce, rami e radici, che formino nascondigli e anfratti dove ripararsi e alcune pietre lisce, che devono servire per la deposizione delle uova. A completarlo, ottima una buona vegetazione, se si vuole, costituita da piante di Anubias, Cryptocoryne, Microsorium, Taxiphyllum, una volta che siano fissate a legni e rocce, che vivono bene anche se l’illuminazione è bassa, come d’altra parte preferiscono questi pesci.

Non sarebbe male aggiungere foglie secche (faggio o quercia, per esempio) che, oltre che ricordare l’ambiente originario, facilitano la crescita di buone colonie di microbi, man mano procede la decomposizione. Queste diventano importanti quando nell’acquario sono avannotti in fase di crescita. Naturalmente, non si deve lasciare che le foglie imputridiscano l’acqua, per cui basta sostituirle alla bisogna.
I parametri dell’acqua consigliati sono i seguenti: temperatura dai 25 ai 30°C, pH 5,0-6,0 e dGH 5,0-12,0.
Alimentazione del Mikrogeophagus ramirezi
In acquario, gli si devono somministrare cibi vivi, liofilizzati o congelati, costituiti da chironomus, artemia salina, daphnia, tubifex e mangimi secchi di ottima qualità.
Riproduzione del Mikrogeophagus ramirezi
l’Apistogramma ramirezi è un pesce oviparo. Dopo il corteggiamento da parte del maschio, la coppia si avvicina al luogo di deposizione delle uova, che solitamente è una pietra piatta e liscia, ma che può essere un legno o un vetro; qui, la femmina le rilascia in una o più strisce, mentre il maschio provvede alla fecondazione. Da tenere presente che i genitori si interessano alla cura di tutta l’operazione, cambiando acqua sulle uova e facendo buona guardia fino a quando gli avannotti non siano in grado di pensare a se stessi.
È questa una delle ragioni per le quali si consiglia di tenere nella vasca una coppia o un gruppetto di questi pesci, senza mescolarli con altri. L’incubazione delle uova dura dai 2 ai 3 giorni. Dopo la schiusa, le larve restano immobili dai 5 agli 8 giorni, mentre assorbono il loro sacco vitellino, trascorsi i quali iniziano a muoversi in giro ed è questo il momento giusto per alimentarli, per i primi 2 o 3 giorni, con infusori e micro vermi, per passare poi all’Artemia salina.

Considerazioni
Da tenere presente che esiste una differenza sostanziale fra gli individui catturati e quelli riprodotti e cresciuti in cattività: infatti, questi ultimi sono meno pretenziosi e più facili da allevare, anche con condizioni dell’acqua diverse da quelle che si trovano in natura. Prima di acquistare esemplari di questa specie di pesci, non sarebbe male farci un pensierino sopra.
Che si tratti di pesci che sono beniamini degli acquariofili, esperti o neofiti, è acclarato. Però vale la pena di ricordarne il passato. Questa specie è stato il campo di battaglia in cui hanno operato, e operano tuttora, migliaia di allevatori che hanno provveduto a farne tante forme e varianti, quali, per esempio, l’esemplare coda a lira, quello a pinne a velo, il neon blu elettrico e il neon blu oro, ecc., ecc.
Ma, per ottenere ciò, si è proceduto, senza tanti scrupoli, a incroci fra consanguinei (la storia racconta che ciò è accaduto pure fra gli umani), che hanno indebolite enormemente le loro caratteristiche fisiche, riducendone la resistenza, rendendoli più facilmente attaccabili dalle malattie, attivando morti premature e così via. Ora, se le condizioni dell’acqua tendono a variare, non è impossibile che i pesci incorrano nella cosiddetta malattia del buco.
Questa è una malattia della pelle, che si presenta con delle cavità cutanee sulla linea laterale e sul capo che possono affliggere gli appartenenti ai Ciclidi (Discus, Astronotus, Scalari), pesci d’acqua dolce, e individui marini, come il Pomacanthus maculosus. Queste, inizialmente molto piccole, col tempo tendono ad allargarsi. Non si tratta di una malattia mortale, però la loro presenza deturpa la bellezza degli esemplari colpiti.
I pesci selvatici sono geneticamente superiori e sicuramente più esigenti in merito sia alle condizioni dell’acqua sia all’alimentazione: però, non c’è che dire: se si riuscisse a ottenere esemplari provenienti dalla cattura e a comportarsi con loro nel modo dovuto, sarebbe un grande vantaggio e, il che non è poco, darebbe grande soddisfazione. Già, e come trovarli?
Forse, qualora fosse possibile, ci si potrebbe rivolgere a qualche acquariofilo che, con tanto amore e passione, è riuscito a ottenere una progenie sana, resistente e longeva.
Conclusioni
L’Apistogramma ramirezi è un pesce molto bello e sicuramente occasione di orgoglio, quando lo si mostra a un amico, ma tutto ciò avviene se il suo allevamento è basato sul rispetto dei suoi desiderata, sia per la ricostruzione del suo ambiente naturale sia sulla alimentazione, che deve essere soprattutto adatta a lui e di ottima qualità.
